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Campi Bisenzio, Musumeci smonta l'alibi dem del cambiamento climatico

Christian Campigli
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Tagliente come un rasoio appena affilato. Preciso come un goniometro che delinea distanze insormontabili. Quieto come chi ha dalla sua la granitica certezza dei numeri. Il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, che ieri mattina ha partecipato a un incontro a Campi Bisenzio, uno dei comuni più colpiti dalla tempesta Ciaran, ha elencato, senza ingessature e formalismi, responsabilità e colpe della recente tragedia occorsa in Toscana. Smontando, punto per punto, una delle numerose leggende metropolitane portate avanti negli ultimi mesi dal Partito Democratico: il cambiamento climatico.

«È stato ripetuto che si è trattato di un evento straordinario. Mettiamoci il cuore in pace: non sono più eventi straordinari. Sono quindici anni che c'è un cambiamento climatico. Avremmo dovuto capire prima che tutto quello che avverrà con eventi estremi sarà non più straordinario, ma ordinario e invece la pianificazione del territorio è stata concepita, negli ultimi cento anni, secondo parametri che noi abbiamo sempre considerato ordinari. Sarebbe un errore dire che la colpa è solo del cambiamento climatico. Io con grande chiarezza e schiettezza dico che la colpa non è solo della natura, ma anche dell’uomo». L’esponente di Fratelli d’Italia, prima di incontrare la stampa, ha parlato nel salone principale del Comune di Campi Bisenzio. Seduto di fronte ad un lunghissimo tavolo di legno, a fianco del sindaco campigiano Andrea Tagliaferri, di Dario Nardella (in qualità di primo cittadino della città metropolitana di Firenze), del capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dell'assessore regionale all’ambiente Monia Monni e del governatore della Toscana Eugenio Giani. I tre esponenti del Pd presenti, col passare dei minuti e con l’aumentare delle accuse portate avanti dal Ministro, hanno visibilmente cambiato colorito alla propria pelle. Diventata, in alcuni momenti, di una tonalità di rosso del tutto identica a quella che, nella Prima Repubblica, faceva da sfondo alla falce e al martello nel vessillo rappresentativo del Partito Comunista. Un palese segno di una crescente rabbia (da tenere, in quel momento, forzatamente sopita), che andava a sommarsi ad un plateale imbarazzo. «In Toscana è successo che alcuni corsi d’acqua sono stati tombati e poi straripati, che corsi d’acqua che dovevano essere consolidati non sono stati sufficientemente consolidati. È accaduto che alcune aste fluviali, cioè fiumi e torrenti, sono state canalizzate, riducendo la sezione idraulica, e di fatto ingessando il corso d’acqua. La canalizzazione non è il rimedio consigliato per consentire alle acque di potersi leggermente espandere. È accaduto – ha aggiunto Musumeci - che alcune casse di espansione, finanziate, non sono mai state completate. Alcuni corsi d’acqua si sono rotti dove già si erano rotti, questo vuol dire che si era ricostruito male. Noi dobbiamo, nei limiti del possibile, ricostruire e ricostruire bene. Purtroppo è stato scarso il lavoro di prevenzione». Campi, che ieri si presentava come una città fantasma, è ancora sommersa dal fango.

La disperazione dei cittadini può essere riassunta dal volto trafelato di un uomo, visibilmente alterato. Che per ben volte ha cercato di entrare in comune. «Ho perso tutto, la mia casa, i miei risparmi, tutto. Che dice il nostro governatore?». Una scena che, al di là delle accuse, ha lasciato sgomenti. Perché riesce a descrivere la frustrazione e il senso di impotenza di un’intera comunità che si sente abbandonata da quella classe politica da sempre al potere in Toscana. Quella stessa sinistra che, nel pomeriggio, ha cercato di mettere una toppa, rivelatasi essere, come da tradizione, peggiore del buco. E se Nardella e Giani hanno chiesto di «evitare le polemiche», i parlamentari dem hanno avuto il leonino coraggio di accusare il ministro di essere «venuto a Campi Bisenzio a fare politica».

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