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Matteo Renzi contro il Pd: così smaschera i vizi dem

Christian Campigli
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Le prime tappe di una campagna elettorale in salita. Nella quale dovrà dimostrare di essere ancora in grado di portare a casa i risultati sperati. Ma se gli anni passano, la voglia di tirare frecciatine avvelenate agli ex compagni di Partito Democratico rimane la stessa. Immutata. Matteo Renzi ha dato il via alla sua rincorsa in vista del voto amministrativo e continentale di giugno. Bologna prima e Firenze poi sono state le due prime tappe del tour intitolato “Volare alto”. “Ho suggerito a Stefano Bonaccini di correre a segretario nazionale del Pd dopo di me e non mi ha ascoltato. Poi gli ho suggerito di correre dopo Martina e non mi ha ascoltato. Poi gli ho suggerito di correre dopo Zingaretti e non mi ha ascoltato. Da quel momento ho smesso di dare suggerimenti a Stefano, a cui voglio molto bene”.

 

 

 

Impossibile non toccare uno dei temi di maggior frizione tra dem e centristi: il Jobs Act. “L’unica che si lamenta è Elly Schlein che non l’ha letto ma appena lo legge starà dalla nostra parte, perché abbiamo ridotto il precariato e dato più tutele e diritti ai lavoratori”. Cento chilometri più a sud, nella sua Firenze, cambiano (in parte) alcuni argomenti, ma non il leit motiv. “Montanari candidato sindaco? Per il Pd è la scelta migliore se vogliono fare l’accordo coi Cinque Stelle, noi non ci staremo ovviamente ma io auspico si candidi. Nardella? Sarà lui il vero king maker ma alla rovescia: quello che appoggerà lui non farà il sindaco, il suo abbraccio rischia di far vincere Cecilia Del Re. Io dico solo questo, sfido il Pd da sinistra: sono pronto a fare un accordo di centrosinistra a Firenze ma il Pd metta i soldi sulle case popolari non sullo stadio. Sulla sicurezza non sullo stadio. Sulle periferie non sullo stadio. Sulla pulizia, non sullo stadio. Montanari è l’esempio più calzante di quella sinistra ideologica che può sostanziare l’asse Conte-Schlein. Conte l’ha giocata bene stavolta: chi meglio di Montanari e dove meglio che a Firenze? Il problema è che Tomaso non ha il coraggio di correre se non è sicuro di vincere”.

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