Premierato, la contro-proposta dell'opposizione: Germania modello da seguire
Non c’è al momento un ’contro ddl’ delle opposizioni a quello del governo sul premierato. Ma le posizioni fin qui espresse, a partire dalle ’consultazioni’ con il premier Giorgia Meloni a maggio a Montecitorio, portano a una possibile contro-proposta condivisa: un cancellierato sul modello tedesco. Niente elezione diretta, né messa in discussione degli equilibri con il Colle. Ma l’introduzione di alcuni correttivi in grado di rafforzare i poteri del premier favorendo la stabilità di governo. Ovvero la sfiducia costruttiva e il potere di nomina e revoca dei ministri. Carlo Calenda spinge per una soluzione di questo tipo e alcune settimane fa aveva sollecitato Pd e M5S a fare fronte comune: «Chiediamo insieme il cancellierato». L’invito è rimasto senza un seguito operativo e oggi Calenda in un’intervista è tornato a ’caldeggiare’ la soluzione tedesca. Per il Pd è un riferimento a cui guardare e non dispiace ai 5 Stelle. Un perimetro che potrebbe consentire un’azione comune spazzando via sospetti che pure aleggiano in ambienti parlamentari.
Il Pd di Schlein è un colabrodo nei sondaggi: il dato allarmante, altro che 20%
Il fatto che Matteo Renzi sostenga la riforma Meloni pur annunciando molti emendamenti, potrebbe aprire la breccia ad altri tra le opposizioni per un’interlocuzione con la maggioranza che parla di «riforma aperta alle modifiche». Un ’contro-ddl’ comune renderebbe più chiaro il posizionamento in campo e tornando al ’tedesco’ così ne parlava Schlein al termine dell’incontro con Meloni a maggio: «Abbiamo posto all’esecutivo, guardando al modello tedesco», la questione dell’istituto «della sfiducia costruttiva, che eviterebbe crisi al buio». E poi Conte in conferenza stampa alcune settimane fa: «Alcuni elementi del sistema tedesco sono positivi, il M5s è disponibile a confrontarsi con le altre opposizioni sul tema delle riforme».
L'ipocrita superficialità della sinistra
Per i 5 Stelle sarebbero preferibili interventi ’chirurgici’ senza stravolgere l’assetto costituzionale. «Il problema è la durata dei governi, e su questo - dice Conte - bisogna intervenire. Sicuramente la sfiducia costruttiva è la chiave di volta. Poi bisogna rafforzare, più che il governo, il presidente del Consiglio, che oggi non può rimuovere un ministro che non si dimostri all’altezza del suo ruolo. Basta intervenire su questi due aspetti, senza stravolgere l’assetto costituzionale, per ottenere ottimi risultati». Oltre al rafforzamento dei poteri del premier, in tema di riforme ci sono anche altre proposte da parte delle opposizioni. Schlein portò Meloni un testo in 6 punti. Conte ben 11 proposte. Tra le richieste comuni a Pd e M5S quella del «rafforzamento degli istituti referendari e delle leggi di iniziativa popolare». E anche la limitazione del ricorso alla decretazione d’urgenza. I 5 Stelle puntano anche su norme contro i ’cambi di casacca’. Mentre i dem, sottolinea Adnkronos, mettono al primo posto la riforma della legge elettorale. Schlein ha insistito più volte sul tema e ne parlò ampiamente anche dopo l’incontro con Meloni. Durante il Conte 2 si tentò la riforma del Rosatellum. Si individuò anche un testo base, il cosidetto Brescellum, da Giuseppe Brescia presidente M5S della Affari Costituzionali. In sostanza si trattava di una modifica del Rosatellum: via la quota di collegi uninominali e seggi assegnati tutti con il proporzionale. Soglia di sbarramento del 5%. Pd e M5S erano d’accordo ma il tentativo rimase tale per lo smarcamento di Italia Viva. Matteo Renzi chiuse all’ipotesi: «Si faccia una legge maggioritaria, la legge dei sindaci, in modo che la sera delle elezioni si sappia chi ha già vinto». Un doppio turno che potrebbe calzare anche per l’attuale premierato alla Meloni.
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