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Milano, la manifestazione della Lega dice no al fondamentalismo

Pietro De Leo
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Una piazza plurale, per rivendicare vita, libertà e pace, valori che l’Occidente, in questo momento complesso,si trova a dover difendere. È il senso della manifestazione convocata dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ieri a Milano, in largo Cairoli. Un’iniziativa senza bandiere di partito, germogliata nei giorni immediatamente successivi al 7 ottobre, data dell’efferato attacco di Hamas ad Israele. La finalità? Affermare un impegno civile e culturale che faccia da antidoto al fondamentalismo islamico in tutte le sue forme. «È bello vedere una piazza libera, aperta, con tanti bambini sulle spalle dei genitori, con le bandiere di Israele che è uno Stato democratico che ha il diritto di esistere senza se e senza ma», dice Salvini dal palco, chiudendo la giornata. Una mobilitazione che di divisivo non ha nulla, al contrario di quella convocata alla stessa ora, a qualche centinaio di metri di distanza da alcune realtà della sinistra. «Gli ultimi fascisti rimasti sono quelli che stanno sfilando per Milano a odiare Israele, nostalgici dell’odio e della paura», scandisce il leader della Lega.

La piazza "avversaria" peraltro, come da tradizione nel caso di certe realtà della sinistra estrema, è gravida di slogan non proprio pacifici. L’eurodeputato Alessandro Panza commenta così: «Non bastavano le gravi minacce di morte (rinvenute su un muro a Milano giovedì ndr), ora contro Salvini anche insulti e riferimenti a piazzale Loreto da parte di esponenti dell’Udap, Unione democratica arabo palestinese. Altro che manifestazioni pro-Palestina, a Milano un clima di odio inaccettabile da cui tutti dovrebbero prendere le distanze». Tornando alla piazza leghista, Salvini si proietta sulla politica estera e la dinamica del grave riacutizzarsi della crisi mediorientale: «La pace va costruita e nessuno mi toglie la convinzione che Hamas, con gli Stati che la finanziano alle spalle, non abbia deciso di uccidere, violentare e decapitare a caso, ma perché era cominciato un percorso di dialogo tra Israele, le democrazie occidentali e i Paesi arabi più emancipati», dice. Poi fa un riferimento al ruolo americano nello scenario. Il dialogo questione, sostiene Salvini, «era cominciato quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump». Il riferimento è al percorso per gli accordi di Abramo. Di fronte alla complessità del quadro, spiega il leader leghista, «l’Italia non può aver paura, l’Occidente non può avere paura, la democrazia non può avere paura». E non manca un accenno anche al germe di queste settimane, ovvero il riaffiorare dell’antisemitismo: «Piaga virulenta, è un cancro, è qualcosa di disgustoso. Il problema lo dobbiamo affrontare con determinazione: nessuno spazio, nessun permesso, nessuna autorizzazione a chi educa nell’odio bimbi e ragazzi». Il leader leghista, inoltre, fa anche un passaggio sul percorso di riforme su cui il governo ha mosso il primo passo l’altroieri: «Quello che il governo sta cercando di fare a livello centrale è di dare più potereal voto dei cittadini con l'elezione diretta del presidente del Consiglio e di una maggioranza senza ribaltoni, senza governi tecnici -spiega- Se qualche parlamentare cambia idea va a casa e si torna a votare, mi sembra molto semplice». La riforma in questione «va di pari passo con quell’altrettanto importante, per noi anche più importante, del riconoscimento delle autonomie».

È stata, dunque, una piazza corale, senza alcun anelito allo scontro di civiltà, contrariamente a quanto accusato dalla sinistra «il problema non è Ottobre Quando Hamas ha attaccato Israele provocando la guerra ancora in corso l’Islam, sono l’estremismo e il terrorismo islamico piaga di questo secolo», dice Salvini. L’ambasciatore d’Israele in Italia, Alon Bar, ha inviato un messaggio scritto in cui ringrazia sia Salvini sia l’intero governo «per la forte solidarietà espressa nei confronti di Israele in queste settimane». Dal palco, poi, parla anche un operaio musulmano di origine marocchina: «Hamas è un gruppo terrorista e fondamentalista che da troppo usa la fede islamica per giustificare i propri crimini», denuncia. Alla manifestazione sono intervenuti anche esponenti leghisti di vari livelli di governo. A partire dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara: «La cultura del rispetto verso la vita, la libertà, la dignità e la sicurezza di ogni essere umano deve partire dalla scuola. Non ci può essere spazio nelle nostre scuole per prediche o pratiche di violenza, discriminazione e odio». Il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga, invece, sottolinea: «Da questa piazza deve venire un appello affinché i paesi occidentali stiano uniti e parlino una sola lingua. È particolare però se dalle Nazioni unite viene data la presidenza del Forum per i diritti umani all’Iran, paese in cui vengono ammazzate le donne che non portano il velo».

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