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Made in Italy, cosa prevede il ddl. Urso: così tuteliamo le filiere strategiche

Christian Campigli
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Un passaggio essenziale per la nostra economia. Che non può prescindere dalla tutela del genio italico. Da quella capacità di trasformare i sogni, le idee, la progettualità in oggetti che tutto il mondo ci invidia. “L’approvazione del ddl sul Made in Italy che avverrà nelle prossime settimane ci consentirà di valorizzare delle filiere strategiche, quello su cui gli investitori stranieri vogliono investire”. Così il Ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, che in collegamento con la conferenza internazionale delle Camere di commercio ha ricordato che “è stato creato un fondo strategico nazionale che assumerà le sembianze di un vero fondo sovrano in cui anche gli altri paesi possono investire attraverso i loro fondi sovrani e fondi di investimento anche privati e lo posso fare anche coloro che cercano come meglio massimizzare le proprie risorse, i fondi e le casse previdenziali, i fondi assicurativi italiani e internazionali. Abbiamo messo una previsione di crescita per il 2023, vedremo i dati dell’ultimo trimestre, che dovrebbe arrivare allo 0,8% che è 16 punti in più di quello che registrerà la Germania che è il nostro principale partner”.

 

 

L'esponente di Fdi, come ricorda l'agenzia di stampa AdnKronos, ha sottolineato che “con l'approvazione dell'emendamento al Ddl Concorrenza che consente l’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, finalmente l'Italia si muove nella direzione europea, recuperando ritardi decennali. Nel nostro Paese il limite di emissione per i campi elettromagnetici era fermo a 6 V/m, risultando il più basso tra quelli dell'Ue, tanto da frenare lo sviluppo delle reti 5G nelle aree urbane. Questa misura - ha concluso Urso - rappresenta una svolta importante per lo sviluppo dell'Italia: migliorerà infatti la connettività mobile sul territorio, garantendo una qualità di servizi superiore per i cittadini e consentirà alle imprese di diventare più competitive. L'avevamo detto e l'abbiamo fatto. Questo è il governo del fare”. 

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