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Sbarchi, da inizio anno 56 espulsi considerati pericolosi: oltre la metà sono tunisini

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Francesca Musacchio
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I tunisini sono al primo posto nell’elenco degli espulsi dall’Italia dal 1 gennaio a ieri. Sono infatti 36, su un totale di 56, i migranti provenienti dalla Tunisia e rimandati indietro in base a provvedimenti firmati dal ministro dell’Interno o dai prefetti. A seguire, nell’elenco delle espulsioni, il Marocco si colloca al secondo posto con 8 soggetti rimpatriati. Il resto sono albanesi (2), algerini (2), un afghano e cittadini del Gambia (1), Ghana (1), Kosovo (1), Macedonia del Nord (1), Nigeria (1), Pakistan (1) e Senegal (1). Dal primo gennaio al 23 ottobre di quest’anno, in Italia sono arrivati irregolarmente 15.370 tunisini, preceduti soltanto dalla Guinea (17.466) e dalla Costa d’Avorio (15.646). L’ultimo tunisino espulso in ordine di tempo è un 42enne irregolare sul territorio nazionale finito nel mirino durante la detenzione nel carcere di Piacenza dove faceva parte dei soggetti monitorati. Nella sua cella, ha fatto sapere il Viminale, è stata rinvenuta la foto di un uomo armato di mitra con alle spalle la bandiera dell’Isis. A fine settembre, invece, la Questura di Trento ha espulso un 29enne tunisino gravato da misura di espulsione emessa dal magistrato di sorveglianza perché ritenuto persona socialmente pericolosa. L’uomo, irregolare in Italia da anni, aveva precedenti per reati contro il patrimonio, spaccio e atteggiamenti violenti.

 

 

Ma non solo. Il tunisino, dopo l’arresto per aver violato il divieto di avvicinamento alla compagna, è stato scortato in Tunisia da quattro agenti dell'ufficio immigrazione della Questura. Il 29enne, infatti, pur di evitare l’espulsione aveva anche tentato di ferirsi con una lametta e finto una frattura alla mano. E tunisini erano anche alcuni dei migranti per i quali il Tribunale di Catania ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). L’esodo dalla Tunisia di soggetti a rischio, però, non inizia adesso. Nel 2017, a seguito di un doppio indulto concesso da parte delle autorità a circa 2.500 detenuti per reati comuni, dalle spiagge di Sfax partirono numerosi ex galeotti diretti verso le coste italiane. A bordo dei soliti barconi, infatti, alcuni di questi soggetti arrivarono a Lampedusa dove furono segnalate molesti e furti ai danni dei cittadini. L’anno successivo, nel 2018, l’allora direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria(Dap) Santi Consolo, dichiarò che nelle carceri italiane erano presenti 200 detenuti di origine maghrebina radicalizzati e quindi segnalati per terrorismo. E a proposito del rischio terrorismo legato al flusso di clandestini, nei giorni scorsi è stato espulso anche un gambiano di 28 anni condannato dalla Corte di Assise di Napoli a cinque annidi carcere per partecipazione all’Isis. Anche il 28enne è stato accompagnato alla frontiera per imbarcarsi su un volo diretto nel suo Paese d’origine a seguito del provvedimento di espulsione firmato dal prefetto di Cosenza.

 

 

Il gambiano, inoltre, nel 2018 era stato arrestato per terrorismo. Dopo il rifiuto dell’istanza di protezione internazionale e della dichiarazione di inammissibilità della Commissione Territoriale di Bari, del ricorso presentato, il 28enne è stato rimpatriato. L’Italia, dal 2015, ha eseguito 712 espulsioni. Solo nel 2022 sono stati eseguiti 79 provvedimenti, di cui 5 emessi dal ministro dell’Interno, 53 dal prefetto, 15 dall’autorità giudiziaria, uno in base agli accordi di riammissione Ue e 5 respingimenti ex articolo 10 del Testo unico dell’immigrazione. Nel 2021, invece, sono stati 59 i rimpatri eseguiti. Ma il tema delle espulsioni riguarda anche altri Paesi europei. La Germania, già domani, potrebbe varare un pacchetto di misure per rimpatri più numerosi e rapidi. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Der Spiegel, ha espresso la volontà di «fare espulsioni su larga scala di coloro che non hanno il diritto di rimanere in Germania». «Questo- ha aggiunto- richiede anche una certa durezza. Bisogna avere la forza di dire alle persone che purtroppo non possono restare qui", perché "arrivano troppe persone». Scholz ha comunque aperto alla necessità di permettere l’immigrazione «di lavoratori di cui abbiamo bisogno» e accogliere «coloro che chiedono asilo, ad esempio perché perseguitati politicamente", di chi scappa "dalla guerra o dalla morte». 

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