il Terzo polo non c'è più
Renzi cambia nome al gruppo, l'ira di Calenda: non può farlo. Il Terzo polo non c'è più
Renzi-Calenda, la telenovela che ha appassionato la politica italiana forse è arrivata alla puntata finale. Ieri in una riunione del gruppo a Palazzo Madama, a cui non hanno partecipato i senatori di Azione, Italia viva ha cambiato il nome della formazione al Senato: si chiamerà «Iv-Il Centro-Renew Europe». Una mossa che Renzi ha raccontato nella sua e-news: «Oggi ufficializziamo la separazione delle strade con gli amici di Azione. Abbiamo provato fino all’ultimo a chiedere di fare la lista insieme e la risposta di Calenda è stata sprezzante. Ognuno ha il suo stile, noi non facciamo polemica. Dunque auguri a tutti e ognuno per la sua strada. Meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia» ha scritto l’ex premier.
Le ragioni dello strappo, oltre a tutte le polemiche di questi mesi, sarebbero nelle parole del leader di Azione alla festa del Foglio: «È chiuso il rapporto non tra Renzi e Calenda ma tra Azione e Italia Viva. Azione non andrà alle elezioni europee insieme a Italia Viva». Ricordiamo che a Montecitorio per fare un gruppo sono necessarie almeno 20 persone, Iv ne ha 9 mentre Azione ne ha 10 più Ettore Rosato e Elena Bonetti che sono indipendenti ma che hanno già fatto sapere che in caso di separazione dei gruppi anche alla Camera andrebbero con Azione. C’è da dire che sia fra i renziani sia fra i calendiani serpeggia un certo ottimismo visto che in passato ci sono state delle deroghe al regolamento. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha accordato, per esempio, a Maurizio Lupi di formare un gruppo anche se i suoi «moderati» sono solo 10. Un altro precedente risale al 2013 quando la presidente della Camera Laura Boldrini concesse una deroga a Fratelli d’Italia per costituire un gruppo autonomo nonostante contasse solo 9 deputati.
Diversa la questione a Palazzo Madama dove per fare un gruppo autonomo sono necessari 6 senatori, i «renziani» con l’ingresso di Dafne Musolino sono 7 mentre i «calendiani» sono solo 4. «E non è detto che rimangano 4» sibilano da Italia Viva alludendo al recente attivismo di Letizia Moratti per riportare gli ex verso Forza Italia. Con il cambio del nome del gruppo ora i senatori di Calenda si trovano davanti a un bivio: o rimangono dentro la nuova formazione renziana o se ne vanno aderendo al gruppo misto.
Forse anche per questo da Azione hanno deciso di scrivere una lettera al presidente del Senato Ignazio La Russa facendo ricorso nel tentativo di bloccare questo cambio di nome. Secondo Calenda lo statuto del gruppo non lo permetterebbe essendo necessari almeno i due terzi dei comSenatori Il numero degli onorevoli a Palazzo Madama che fanno parte del gruppo di Renzi Senatori Il numero degli onorevoli appartenenti al gruppo di Azione a Palazzo Madama ponenti mentre per Renzi i numeri tornano.
Ma vediamo nel dettaglio. La media esatta dei due terzi è 7,3. Per quelli di Italia Viva si arrotonda per difetto perché si arrotonderebbe per eccesso solo sopra 0,5. Inutile dire che per quelli di Azione vale assolutamente il contrario, si deve arrotondare per eccesso quindi ne servirebbero 8 per deliberare il cambio di nome del gruppo. «Non hanno i numeri per cambiare lo statuto, ci vogliono i due terzi del gruppo e quindi finirà in nulla. Renzi è disperato perché il Centro non esiste già più e non sa cosa fare per le elezioni europee» spiegano fonti vicine a Calenda.
Lo stesso leader di Azione avrebbe commentato: «So ragazzi» poi però con i fedelissimi si sarebbe sfogato «nessuno si muoverà dai gruppi che ho eletto con il mio nome sulla scheda. Noi non andremo mai con Italia Viva. Fine». E per rafforzare la loro tesi da Azione parlano di «una giurisprudenza consolidata tra Tar e Corte costituzionale sull’impossibilità di arrotondare per difetto».
Da Italia Viva però non hanno dubbi: «Loro vogliono fare riferimento a sentenze della Corte costituzionale ma non c’entrano niente con i gruppi parlamentari. Qui c’è il regolamento del Senato». Poi c’è la questione Dafne Musolino, ex Sud con nord, la senatrice per Azione non poteva essere inclusa nel gruppo senza la proposta cofirmata da Borghi e Gelmini. Circostanza smentita da Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, che ha sottolineato: «Dafne Musolino fa parte del gruppo parlamentare a pieno titolo. Carlo ha accolto personalmente Dafne» e la senatrice «è intervenuta in aula a nome del gruppo e in question time». Per Francesco Bonifazi di Italia Viva il vero motivo del contendere sarebbe economico. «Calenda ha paura di andare al gruppo Misto e perdere risorse e spazi televisivi». In ballo ci sarebbero infatti 300mila euro di «fondi residui» ossia soldi che Iv aveva maturato nella scorsa legislatura e che per «la continuità del gruppo» sono stati attribuiti al Terzo Polo. Anche qui le versioni sono differenti: per Azione se Iv formasse un nuovo gruppo perderebbe la «continuità» e quindi quei soldi e proprio per questo «hanno cambiato il nome anziché fare un nuovo gruppo». Per Italia Viva quei soldi spetterebbero comunque a loro in virtù di un accordo siglato a inizio legislatura da Raffaella Paita e Matteo Richetti che già stabiliva che quella somma sarebbe stata destinata al partito di Renzi. Insomma la telenovela sta finendo e l’ultima puntata potrebbe essere piena di colpi di scena.