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Terrorismo islamico, Vittorio Feltri contro la sinistra. Di cosa incolpa i dem
La sinistra ha enormi responsabilità nel declino dell'occidente. La posizione ambigua nei confronti del terrorismo islamico mina la stabilità e la forza dei nostri stessi valori dell'occidente. Ne parla Vittorio Feltri nel suo editoriale pubblicato su Il Giornale il 18 ottobre. "Sostenere la Palestina in questo momento equivale a esprimere solidarietà e appoggio ai nostri stessi nemici, ai terroristi islamici che hanno già chiesto agli islamici che si trovano in Europa o negli Usa di mobilittarsi per diffondere il terrore e macellare gli infedeli - scrive Feltri - L’estremismo islamico, che è un cancro che ha fatto metastasi nel cuore della nostra Europa, è antisemita, lo specifico ancora. In certe metropoli gli ebrei vengono aggrediti dai musulmani se indossano segni di riconoscimento che ne indicano razza e religione. Hamas è nazista, il radicalismo islamico è totalitarista, il regime che le organizzazioni terroristiche creano o mirano a creare è totalitario. Su questi elementi non devono sussistere dubbi".
Per questo la sinistra sbaglia quando tiene una posizione ambigua che, anzi, sembra strizzare l'occhio ai diritti dei terroristi di Hamas. "Per quanto riguarda la posizione ambigua della sinistra rispetto sia a questa aggressione sia all’islamismo estremo, non possiamo negare che sia una delle tante contraddizioni dei sedicenti democratici - attacca Feltri - i quali cantano Bella Ciao e inneggiano all’organizzazione islamico-totalitaria Hamas, si proclamano «femministi» e tifano per Hamas che a Gaza ha soffocato i diritti delle donne, a cui dal 2007 ha imposto il velo e divieti di ogni tipo, si battono per i diritti della comunità gay e difendono quell’islam che perseguita e stermina gli omosessuali. La sinistra, che ha paura di essere considerata islamofobica, quindi razzista, è autrice di quel declino dell’Occidente che ci rende tanto vulnerabili nei confronti del radicalismo di matrice islamica che è la nostra serpe in seno. Una civiltà che disprezza le proprie radici e le rigetta, ossia la nostra civiltà, si trova a competere con un’altra che fa della tutela della propria identità e delle proprie barbare norme una ragione di vita o di morte. In tutto questo risiede la nostra debolezza: nel rifiuto di ciò che siamo".