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Il Pd si sposta sempre più a sinistra e si aggrappa al voto degli extracomunitari

Christian Campigli
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Il Partito Democratico moderato, riformista e con un occhio attento verso il centro non esiste più. L'ennesima conferma di una radicalizzazione della segreteria Schlein giunge da Firenze. Il consiglio comunale ha votato un ordine del giorno, presentato da Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, esponenti del gruppo Sinistra Progetto Comune. Approvato grazie al voto decisivo del Pd. Oggetto dell'atto: il diritto di voto amministrativo di cittadini e cittadine extra Ue regolarmente residenti in Italia. Tradotto per i meno attenti: concedere che alle urne per decidere il prossimo sindaco gigliato possano esprimersi tutti gli immigrati sbarcati col barcone nel nostro Paese. O quanto meno “le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia, pertanto registrati come residenti a tutti gli effetti”. Un atto, sia ben chiaro, di indirizzo. Il Comune non ha, ovviamente, il potere di modificare una simile legge. Ma, è piuttosto evidente da capire, si tratta di un documento dal valore squisitamente politico.

 

 

Nella scrittura si chiede al sindaco Dario Nardella “di farsi da promotore, attraverso la partecipazione in tutte le sedi di concertazione istituzionale cui il Comune aderisce, per sollecitare il Parlamento ad approvare quanto prima le succitate leggi di proposta popolare e le leggi ordinarie in materia di voto alle elezioni locali. Invita pertanto il Parlamento e il Governo ad adottare con urgenza le norme necessarie a riconoscere alla cittadina straniera non comunitaria e al cittadino straniero non comunitario regolarmente soggiornanti, che abbiano raggiunto la maggiore età e che risiedano in Italia, il diritto di voto in conformità alle norme citate e in analogia alla disciplina prevista per i cittadini comunitari”. Nell'aula che fu, tra gli altri, di Piero Bargellini e Giorgio La Pira, il consigliere dem Donata Bianchi riesce a toccare vette altissime. “Quando prendiamo la tramvia, quando andiamo nelle scuole, quando andiamo negli ospedali ci rendiamo conto che dei consessi, un po' come questa assise solo fatti di indigeni bianchi, non rappresentano più nessuno”.

 

 

Una valutazione surreale, sulla quale è intervenuto anche il capogruppo di Fdi, Alessandro Draghi. “Non mi sarei mai sognato di commentare il colore della pelle degli eletti nel consiglio comunale. Nelle elezioni amministrative ci sono le preferenze: sono i cittadini a scegliere scrivendo il cognome sulla scheda da chi vogliono essere rappresentati”. 

 

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