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Manovra, meno tasse e più famiglie: risorse a chi ha più bisogno

Dario Martini
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Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge di bilancio per il 2024, che si muove su una direttrice ben definita: aiutare i redditi medio bassi. La manovra vera e propria vale 24 miliardi, a cui si devono sommare i primi due decreti attuativi della delega fiscale, per un valore di altri 4 miliardi circa. La copertura delle misure viene trovata grazie allo scostamento di bilancio (15,7 miliardi), tagli ai ministeri (5 miliardi), rimodulazione delle spese e aumento delle accise sui tabacchi. Le novità maggiori sono la rimodulazione delle aliquote Irpef e il sostegno alla natalità e alle famiglie numerose. Non è un caso che Giorgia Meloni parta proprio da questi aspetti: «La misura che riduce le aliquote Irpef serve a rafforzare il taglio del cuneo, vale ulteriori 4 miliardi e prevede un ulteriore beneficio, con una precisazione: il beneficio entra in vigore per tutti, è un anticipo della riforma fiscale che intendiamo portare avanti, ma per ora lo sterilizziamo per i redditi più alti. Quindi è una misura che vedranno in busta paga solo i redditi medio-bassi, a conferma del fatto chele poche risorse delle quali disponiamole vogliamo concentrare su chi ha maggiormente bisogno». La coperta, infatti, è corta. Il governo non è ha fatto mistero negli ultimi mesi. Per utilizzare le parole del premier, «il quadro è abbastanza complesso». Il motivo? «Nel 2024 avremo circa 13 miliardi di euro di maggiori interessi sul debito da pagare in forza delle decisioni assunte dalla Bce e altri 20 miliardi di Superbonus». In virtù di tutto ciò, Meloni la definisce «una manovra molto seria e realistica, che non disperde risorse ma le concentra su alcune grandi priorità».

 

 

È lo stesso tasto su cui batte il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che evidenzia la lotta agli sprechi: «È stato chiesto un sacrificio a tutti i ministeri, che hanno dovuto rinunciare a progetti e idee» attuando una «spending review significativa» con un taglio «del 5% sulle spese discrezionali». Il titolare di via XX Settembre auspica un iter rapido verso l’approvazione definitiva: «Apprezzerei moltissimo che i parlamentari della maggioranza evitassero di presentare emendamenti». Le misure previste sono numerose: dall’aumento delle pensioni minime a quota 104, dalla conferma dei fondi per costruire il Ponte sullo Stretto all’abbassamento del costo del canone Rai. Per quanto riguarda le busta paga dei lavoratori, cuneo e tasse procedono in parallelo. Dieci miliardi costa il rinnovo per il 2024 del taglio del cuneo fiscale: 7% per i redditi fino a 25mila euro, 6% per quelli fino a 35mila). Misura che riguarda circa 14 milioni di lavoratori con un beneficio in busta paga di circa 100 euro al mese. Poi c’è l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef: fino a 28mila euro di reddito lordo si pagherà il 23% (oggi è il 23% fino a 15mila euro e il 25% tra 15 e 28mila). Restano uguali gli altri scaglioni: 35% da 28 a 50mila euro e 43% oltre 50mila. La no tax area viene innalzata a 8.500 euro. Dai calcoli del Mef emerge che dal taglio del cuneo fiscale e dall’eliminazione della seconda aliquota Irpef arriverà un beneficio nelle buste paga dei lavoratori di 1.280 euro l’anno.

 

 

Un sacrificio viene chiesto a chi guadagna di più: per i contribuenti con un reddito superiore a 50mila euro l’ammontare della detrazione dall’imposta lorda, è diminuito di 260 euro, fatte salve le spese sanitarie. Un altro aspetto rilevante è il sostegno alle famiglie numerose a cui è riservato 1 miliardo di euro. È confermata la carta «Dedicata a te» (600 milioni) e viene prevista la decontribuzione per le mamme lavoratrici: per un anno se hanno due figli entro i 10 anni del più piccolo, e permanente da tre figli in su fino a 18 anni del più piccolo. Inoltre, l’asilo nido per il secondo figlio è gratis. Poi ci sono i fondi alla sanità. Meloni ne approfitta per rispondere alle opposizioni : «La priorità è l’abbattimento liste d’attesa. Con 136 miliardi di euro di quest’anno raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità. Nel 2019 il fondo era di 115 miliardi, negli anni Covid trai 122 e i 127 miliardi. Si tratta di tre miliardi in più di quanto previsto. Ho sentito che noi avremmo tagliato i fondi per la sanità. Le bugie non corrispondono alla realtà».

 

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