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Tunisi restituisce 60 milioni alla Ue, il memorandum rischia di saltare

Angela Barbieri
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La Tunisia ha restituito alla Ue una prima tranche di fondi pari a 60 milioni per fermare l’esodo dei migranti diretti in Europa e, quindi, in Italia. Nei mesi scorsi più volte aveva criticato i ritardi nel versamento dei fondi previsti dal memorandum sottoscritto a luglio: 105 milioni per la gestione dei flussi migratori e 150 di sostegno economico al bilancio, in tutto 255 milioni. Nei giorni scorsi non erano mancate le polemiche. Una settimana fa il commissario europeo Oliver Varhelyi aveva sfidato il governo tunisino, scrivendo su Twitter: «Se non volete i soldi, restituiteceli».

 

 

È stato preso in parola. Ieri la Commissione, tramite il portavoce Eric Mamer, è stata costretta a sottolineare che «il commissario europeo all’Allargamento e alla Politica di Vicinato Oliver Varhelyi continua a godere della fiducia della presidente Ursula von der Leyen.
Poi, per cercare di minimizzare la portata di quanto accaduto, un’altra portavoce, Alda Pisonero, ha spiegato che il rifiuto di Tunisini a ricevere i 60 milioni «non cambia il nostro sforzo per applicare i cinque pilastri del Memorandum d’intesa» di luglio, che ha visto tra i principali sponsor il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. La partita è molto complessa. Il presidente tunisino Kais Saied non accetta che la Ue metta il naso negli affari del suo Paese. La dimostrazione è arrivata quando ha respinto una delegazione dei europarlamentari che voleva verificare il rispetto degli standard democratici della Tunisia.

 

 

Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Nabil Ammar ha tuonato: «La Tunisia non supplica nessuno e il mondo non si limita a questo o quel partner». Lo stesso Saied ha precisato che il suo Paese non accetta «l’elemosina» di nessuno. Molto diplomatica la reazione di Bruxelles: «Abbiamo comunicato alla Tunisia che, in aggiunta al sostegno esistente e passato che rientrava nei programmi in vigore, siamo pronti a fare di più in termini di sostegno al Paese», quindi «sono previsti altri pagamenti alla Tunisia nel contesto dell’applicazione del memorandum d’intesa e speriamo di trovarci nella posizione di poter erogare fondi alla Tunisia. Ma chiaramente non siamo ancora a questo punto». Come se non bastasse, c’è un altro giallo. Secondo il governo del Paese africano, quei 60 milioni non fanno parte del pacchetto migranti, ma riguardano il programma di sostegno alle misure di mitigazione del Covid e di ripresa economica per il 2021. Insomma, i rapporti restano tesi.

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