lavoro
Salario minimo bocciato dal Cnel. Meloni: ora interventi organici
L'assemblea del Cnel approva il documento su salario minimo e lavoro povero. Sono 15 i voti contrari: quelli dei rappresentanti di Cgil, Uil e Usb ai quali si aggiungono i no dei cinque (degli otto) esperti nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello di un rappresentante (su sei presenti) del Terzo settore. Bocciati gli emendamenti presentati ieri per una sperimentazione temporanea del salario minimo per le categorie più fragili. Il presidente del Cnel Renato Brunetta esulta: "La vostra presenza qui testimonia il nuovo corso - esordisce -. In sessanta giorni abbiamo prodotto un documento importante. È in atto un rilancio del Cnel, del ruolo dei corpi intermedi". Il testo approvato, di fatto, boccia la fissazione di una soglia di retribuzione minima per legge, prediligendo la contrattazione collettiva quale strumento di contrasto al lavoro povero e proponendo di "introdurre una tariffa tramite contrattazione" solo per "i lavoratori temporanei, parasubordinati, fittiziamente autonomi, occasionali, stagisti o a tempo parziale involontario".
L'ex ministro della P.a. difende il lavoro fatto: "Noi abbiamo fatto la scelta di stare fuori dallo scontro politico. Di partire da una direttiva europea e non dai dibattiti parlamentari", assicura. Non solo. Brunetta risponde a chi punta il dito contro la spaccatura interna: "Cnel diviso? No, è il sindacato che è diviso. Quando il sindacato era unitario, il Cnel deliberava sempre in maniera unanime. Quando il sindacato si è diviso, la divisione fisiologicamente è apparsa anche al Cnel. Non vedo un problema", insiste.
Le opposizioni, però, complice anche il ritorno in commissione Lavoro (era attesa in aula alla Camera il 17) della loro proposta di legge che fissa a 9 euro l'ora la retribuzione minima, non ci stanno. "Il tentativo della presidente Meloni di usare il Cnel per affossare la proposta di salario minimo delle opposizioni è miseramente fallito. L'esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all'interno del Cnel da far si che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite", attacca Elly Schlein. "Aspettiamo al varco governo e maggioranza. Non ci stancheremo di incalzarli se decideranno di fuggire".
"Il presidente Meloni ci mette la faccia quando si tratta di fare qualche passerella mediatica, ma sul salario minimo la faccia non ce l'ha messa perché ha rimandato la palla al Cnel di Brunetta e oggi si compie il delitto perfetto", le fa eco il leader M5S Giuseppe Conte che chiama le altre opposizioni a continuare a combattere insieme la "battaglia unitaria". Risponde presente, pur con toni diversi, Carlo Calenda: "Il Cnel si è spaccato sul salario minimo. Ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del Governo e su come affrontare il problema del lavoro povero - mette nero su bianco -. Evitiamo se possibile uno scontro parlamentare. Ce lo chiedono 3,5 milioni di lavoratori".
Brunetta, però, non ci sta. "Il Cnel decide a maggioranza da più di dieci anni, ossia da quando è stata cambiata", sottolineano fonti di Villa Lubin che poi prendono di mira il leader M5S: "C'è chi dimentica come sia la Costituzione italiana, all'articolo 99, ad affidare al Cnel il compito di fornire pareri e proposte al Governo e al Parlamento. Nessun 'delitto perfetto', quindi, come afferma l'onorevole Conte, ma la libera e democratica espressione delle parti sociali nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali", la sottolineatura. Da Fdi arriva la difesa del Cnel del capogruppo alla Camera Tommaso Foti. "Sul campo, sinistre varie e peduncoli in cerca d'autore, riconoscono solo la validità della partita se vincono - dice chiaro -. Se, invece, come nel caso del documento approvato oggi dal Cnel a larghissima maggioranza, le tesi che rappresentano risultano minoritarie, allora altro non sanno fare che tentare di delegittimare l'arbitro, nel caso di specie il Cnel, organo costituzionale terzo e indipendente".
In serata è lo stesso Brunetta a consegnare il documento a Giorgia Meloni. "Dall'analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato - il commento della premier - Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni", taglia corto impegnandosi a programmare e realizzare, nell'ambito di un piano di azione pluriennale, "una serie di misure e interventi organici". "È la strada che il Governo intende intraprendere nel minor tempo possibile, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel Cnel e di quelli che arriveranno dall'opposizione".