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Ucraina, Mattarella: sostegno a Kiev o si mette a rischio la pace mondiale

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Nessuna stanchezza è consentita. A poche ore dalle bombe russe su Kharkiv, dopo le rassicurazioni arrivate dai ministri degli Esteri Ue a Volodymyr Zelensky, è Sergio Mattarella a rinnovare la necessità dell'impegno in sostegno della resistenza di Kiev. Il Capo dello Stato ribadisce la linea a Porto, in un vertice ristretto con i quindici Capi di Stato non esecutivi dell'Ue del Gruppo Arraiolos. Sostenere Kiev - dice chiaro l'inquilino del Colle - significa scongiurare il pericolo di un conflitto dai confini imprevedibili. Se l'Ucraina cadesse, è il ragionamento, assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo - come avvenne nel secolo scorso tra il 38 e il 39 - condurrebbe a un conflitto generale e devastante.

 

 

È motivo di tristezza vedere tante vite stroncate, tanta distruzione, immani risorse finanziarie bruciate in armamenti, ma quanto stiamo facendo - il messaggio del Capo dello Stato - tutela la pace mondiale. L'obiettivo, per Mattarella, resta quello di costruire le condizioni per arrivare alla pace, ma a una pace che sia giusta e non effimera, "basata sulla sovranità dell'Ucraina e sul rispetto dei principi del diritto internazionale". La linea è condivisa da tutti e 13 capi di Stato non esecutivi dell'Ue che siedono accanto a Mattarella, anche se da Bulgaria e Ungheria arriva l'invito a fare di più sul fronte della diplomazia. "Credo che l'Europa non possa consentirsi di continuare la guerra ancora a lungo - ammette il presidente bulgaro Rumen Radev - Serve una voce più forte, un'iniziativa politica che chieda pace e sicurezza". "Abbiamo ribadito il nostro sostegno all'Ucraina e abbiamo ribadito che la Russia ha oltrepassato il Rubicone quando ha invaso l'Ucraina, ma apprezzo il fatto che sempre più leader parlino di una pace durevole ed equa - gli fa eco la presidente ungherese Katalin-Novák - Noi dobbiamo combattere per questo, rappresentando anche gli interessi dei nostri popoli. Il popolo ungherese vuole la pace", chiarisce.

 

 

È sul futuro dell'Ue che le distinzioni tra i leader restano. Invita a perseguire con forza l'allargamento dell'Unione all'Ucraina, ai Balcani occidentali, alla Moldova e, quando sarà il tempo, alla Georgia, Sergio Mattarella. Che al contempo, però, "con franchezza e in libertà" torna sulla necessità di rivedere in profondità le istituzioni comuni per garantire loro maggiore efficacia decisionale. "Una politica realmente incisiva - dice chiaro - non è possibile senza un salto di qualità sul fronte dell'integrazione al nostro interno. Non possiamo sfuggire alle scelte che si impongono: svuoteremmo l'Unione di prospettive di protagonismo. E - di conseguenza - renderemo scarsamente rilevanti tutti i nostri Paesi".

 

 

Per Mattarella tutto ruota intorno alla necessità di riformare i Trattati Ue per eliminare l'unanimità e inserire il voto a maggioranza, arrivare a una effettiva politica estera e di difesa comune, affidare al Parlamento autentici compiti decisionali, completare l'architettura finanziaria dell'Unione. “È un lavoro ambizioso, per cui serve visione e lungimiranza. Ma è un passaggio senza prova d’appello. “Non ci sarà un secondo tempo per farlo. Il mondo ci lascerebbe indietro", è la previsione dell'inquilino del Colle che concentra l'attenzione dei colleghi sulle prossime elezioni Europee: "Perché chiamiamo oltre 400 milioni di cittadini a votare? In cosa ricade questo grande esercizio democratico? Deve ricadere su una struttura europea che sia efficiente ed efficace, capace di decisioni veloci. È un obiettivo ambizioso e difficile, ma questo è lo stile dell'Europa: agire attraverso difficoltà e crisi", assicura.

 

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