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Parlamento europeo, la sinistra prova a rifilarci la patrimoniale

Dario Martini
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Non potendo introdurla in Italia, la sinistra ci prova in Europa. Parliamo della tassa patrimoniale, tanto cara al Partito democratico che non ha mai smesso di farci un pensierino. La dimostrazione è arrivata ieri dal Parlamento europeo, dove un pezzo del Pd ha votato un emendamento di The Left (il gruppo della sinistra a Strasburgo) che intendeva varare proprio la tassa sulla ricchezza. Va detto subito: il tentativo è stato sventato.

Ecco come è andata. L’emendamento in questione era allegato alla revisione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione. Il testo ricordava che «oltre un terzo degli europei limita regolarmente la quantità di cibo che consuma» e che «il patrimonio dei più ricchi del mondo, pari allo 0,5% della popolazione, è aumentato del 35% negli ultimi dieci anni». Motivo ritenuti abbastanza validi per invitare la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen e gli Stati membri «ad introdurre un’imposta patrimoniale europea, che potrebbe generare oltre 200 miliardi di euro per le risorse proprie della Ue». Gli eurodeputati del Pd che hanno votato a favore sono cinque, compreso il capo delegazione Brando Benifei. Gli altri sostenitori della tassa patrimoniale europea sono Pietro Bartolo, diventato famoso come medico pro migranti di Lampedusa, l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, Camilla Laureti, componente della segreteria nazionale del partito e fedelissima di Elly Schlein, e Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio con Zingaretti dal 2013 al 2019. Altri eurodeputati dem, nove per l’esattezza, si sono espressi in modo contrario, altri due non hanno votato. Il risultato è l’ennesima spaccatura del Pd, che anche in Europa non riesce ad esprimere una posizione condivisa. A favore si sono schierati anche altri tre onorevoli europei, tutti ex M5S oggi indipendenti iscritti al gruppo dei Verdi: Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini. I cinque dem che hanno sostenuto la patrimoniale devono aver pensato di andare incontro ai desideri di Schlein.

Non è un mistero come la pensi la segretaria. «Il tema dei grandi patrimoni- ha ripetuto più volte - deve essere affrontato in un’ottica redistributiva, a partire dall’allineamento della tassa sulle successioni e donazioni al livello degli altri grandi Paesi europei». Uno dei suoi cavalli di battaglia è l’imposta sulla casa: «L’idea di abbassare le tasse a tutti nasconde la volontà di abbassarle ai ricchi facendo mancare le risorse e i servizi ai poveri. Questo esecutivo non fa nulla sulle rendite finanziarie e immobiliari, che sono tassate meno di chi lavora o fa impresa», ha tuonato nei mesi scorsi. Il tentato blitz al Parlamento Ue non è passato inosservato. «Altro che sinistra moderna, moderata e riformista sottolineano gli europarlamentari della Lega Matteo Gazzini e Valentino Grant, componenti della commissione Budget - Oggi buona parte del Partito democratico getta la maschera e vota a favore di un emendamento per richiedere la patrimoniale proposto dall’estrema sinistra Ue. Incredibile ma vero, numerosi europarlamentari di Pd e Verdi hanno dato voto favorevole all’emendamento 7 al Qfp (revisione del quadro finanziario, ndr) presentato da The Left, che chiede di introdurre un’imposta patrimoniale europea, "che potrebbe generare oltre 200 miliardi di euro per le risorse proprie della Ue". Ecco la risposta di Pd e sinistra alla crisi: più tasse per i cittadini. Per fortuna degli italiani e degli europei, ha prevalso il buonsenso, la loro linea non è passata e l’emendamento è stato sonoramente bocciato dal Parlamento europeo. Mettere le mani in tasca ai cittadini è l’ultima cosa di cui c’è bisogno ora». Interviene anche il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti: «Il tentativo di golpe della sinistra sulla patrimonale da 200 miliardi è fallito».

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