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Patto sui migranti, Matteo Piantedosi sventa il blitz pro Ong

Dario Martini
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Pd, 5 Stelle e giornali di sinistra hanno provato a raccontare la storia per cui l’altro ieri, a Bruxelles, Matteo Piantedosi sarebbe scappato dalla riunione con gli altri ministri dell’Interno a Bruxelles. L’hanno definita una «giravolta» del governo italiano che mette a rischio il Patto europeo sui migranti. Insomma, una mossa schizofrenica che andrebbe contro gli stessi interessi di Roma. La realtà è ben diversa. Ciò che è accaduto due giorni fa nella capitale belga è stato un "agguato" bello e buono. Il tentativo, anche un po’ goffo, di cambiare all’ultimo momento le carte in tavola sperando che l’Italia - come è accaduto spesso negli anni scorsi ingoiasse il rospo. Ad orchestrare il blitz, guarda caso, è stata la Germania, che oltretutto non ha alcuna intenzione di interrompere i finanziamenti alle Ong che portano i migranti sulle nostre coste. Probabilmente il governo tedesco sperava in un atteggiamento obbediente e silente da parte di Piantedosi. Ma è andata diversamente. Ecco cosa è accaduto a Bruxelles. Il titolare del Viminale aveva già in programma di lasciare la riunione con gli altri ministri. Infatti, doveva volare a Palermo dove lo attendevano due bilaterali con gli omologhi di Tunisia e Libia. Dunque, nessuna fuga. Ciò non significa che, in assenza di quell’impegno, non avrebbe preso la stessa decisione di abbandonare il tavolo. Il motivo? L’emendamento tedesco apparso all’ultimo momento. «Le operazioni di aiuto umanitario non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro», si legge nel testo presentato dalla Germania.

Una formula, non concordata, che di fatto avrebbe finito per legittimare le attività delle Ong senza disciplinarne il modus operandi. La decisione del ministro di non accettare supinamente la modifica al regolamento sui migranti è totalmente in linea con la posizione di Giorgia Meloni, che proprio ieri ha detto: «Io capisco la posizione del governo tedesco, ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave». Per inciso: delle 22 navi nel Mediterraneo che fanno capo ad organizzazioni non governative, ben 12 battono bandiera tedesca. Quello di giovedì scorso è stato un vero e proprio blitz anche per un altro motivo. L’argomento era iscritto all’ordine del giorno solo per una discussione. Mentre alcuni Paesi, sotto la regia tedesca, hanno cercato di metterlo ai voti minacciando che lo avrebbero approvato senza l’Italia.

La risposta di Piantedosi è stata pressappoco la seguente: «Fate pure, ma noi non ci stiamo». L’esito è quello che sappiamo: senza l’Italia non si sono azzardati a votarlo. Se i rapporti con la Germania sono tesi, la collaborazione con la Francia invece si rafforza, a dispetto di quanto si poteva immaginare solo qualche mese fa. Ieri pomeriggio Piantedosi ha incontrato il collega Gérald Darmanin con cui ha gettato le basi per una maggiore collaborazione sul tema dei rimpatri. «I nostri incontri frequenti - ha detto il ministro- testimoniano la volontà e l’impegno a lavorare insieme sia a livello europeo che bilaterale». Al centro del colloquio le sfide comuni in materia di sicurezza, la collaborazione tra le forze di polizia, il dossier migrazione e tra i vari punti affrontati anche l’importanza di creare apposite campagne di comunicazione e di informazione per dissuadere le partenze e l’attività dei trafficanti che mettono a rischio la vita dei migranti. «Nel corso dell’incontro ha proseguito Piantedosi ho evidenziato l’importanza di sviluppare un piano per i rimpatri volontari assistiti». Al termine del bilaterale i due ministri hanno firmato un’intesa che darà l’avvio ufficiale a una cabina di regia italo-francese a livello tecnico in materia di sicurezza.

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