Governo tecnico? “Non esiste”, il centrodestra respinge il complotto sullo spread
Lo ’spettro’ di un complotto con l’obiettivo di disarcionare il governo in carica per lasciare il posto ad un esecutivo tecnico si riaffaccia sulla scena politica. E, come già avvenuto in passato, è collegato all’andamento dello spread (tornato a salire per poi ridiscendere). Scenario che non mette in allarme l’inquilina di palazzo Chigi, né i suoi alleati: «Non esiste», è infatti il refrain. E che viene nettamente rigettato anche dalle forze di opposizione che, con sfumature diverse, parlano di un’operazione di distrazione di massa per nascondere «i fallimenti» dell’esecutivo. E, comunque, semmai il governo in carica dovesse cadere, l’unica strada percorribile sarebbe il ritorno alle urne, è il fil rouge. Fatto sta, il tema irrompe nel dibattito. Tra le prime a parlarne è stata lo stessa premier Giorgia Meloni che ieri, da Malta, ha liquidato la questione: «È la speranza dei soliti noti, ma temo che questa speranza non si tradurrà in realtà. Voglio tranquillizzare: il governo sta bene, la situazione è complessa ma l’abbiamo maneggiata con serietà». E poi, un governo tecnico «da chi dovrebbe essere sostenuto, da quelli del superbonus? Quello sì sarebbe un problema per i conti. So leggere la politica e so leggere la realtà: la sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo». Dal Quirinale si guarda con distacco a un dibattito più che altro giornalistico e si nota che c’è un governo con una maggioranza, il cui impegno ora ovviamente è fare la manovra.
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E dopo le parole del premier oggi i due vicepremier rincarano: «L’ipotesi del governo tecnico non esiste, c’è un’ampia maggioranza di centrodestra e questo governo durerà tutta la legislatura. Se poi qualcuno si diverte a fare la lista dei ministri del governo tecnico è un gioco, va bene, la realtà però è completamente diversa», scandisce Antonio Tajani, che nega timori per lo stato dei conti e gli andamenti dello spread. Matteo Salvini allarga l’orizzonte oltre i confini nazionali: «L’obiettivo è cambiare l’Europa», dice in vista delle elezioni del 2024. Nel frattempo, «con il governo attuale stiamo cambiando l’Italia, non c’è nessuna alternativa all’esecutivo attuale», assicura l’altro vicepremier e leader leghista. «Andiamo avanti per cinque anni. Lascio ai giornali questo dibattito. Io mi occupo di strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, ponti e gallerie».
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Dal canto loro, le opposizioni ne approfittano per evidenziare quelli che ritengono limiti e difficoltà dell’esecutivo in carica: Giuseppe Conte affibbia a Giorgia Meloni uno «zero virgola in pagella», perché con i numeri della Nadef «strozza l’Italia che si era ripresa dopo la pandemia». Lo spread sale «a causa di un governo fermo, che non offre una visione e una prospettiva di crescita», dice il leader M5s in un’intervista. Detto questo, anche l’ex premier dice un ’no’ categorico a ipotesi di governi tecnici, «basta con soluzioni di quel tipo, a scegliere devono essere i cittadini. Meloni ha detto agli italiani che erano pronti, si assumano fino in fondo la responsabilità della loro inadeguatezza». Dal Pd, è il capogruppo al Senato Francesco Boccia a mettere in chiaro la linea: «È evidente che se cade Meloni si vota senza se e senza ma». Per il verde Angelo Bonelli si tratta solo di un’operazione ad arte costruita dalla stessa Meloni per «trasformarla in vittima di un complotto dei poteri forti, non si sa quali, che punterebbero a un governo tecnico: ma a parlarne è solo lei. La teoria del complotto l’ha inventata per nascondere i suoi fallimenti di politica economica». L’argomento infiamma il dibattito politico.
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