il caso
Cgil, polemiche sui licenziamenti. Cosa fa Maurizio Landini
Ennesima ipocrisia sinistra. Chi dovrebbe difendere i lavoratori spesso si trova a licenziarli. E' il caso della Cgil, come descritto nei particolari nell'articolo pubblicato da "Libero" il 27 settembre. Nel mirino di Francesco Specchia c'è naturalmente il segretario generale del sindacato, Maurizio Landini. "Il suo sindacato si conferma in tutt’Italia, allegro luogo di presunti demansionamenti, mobbing e licenziamenti in tronco - scrive Specchia su Libero - Il Giornale di Sicilia ha titolato: «Cgil licenzia una dipendente con una Pec, aveva osato chiedere il rispetto dei diritti». Licenziata, senza preavviso, dal sindacato che s’è appellato espressamente proprio a quel Jobs Act che Landini vuole cancellare. Una forma di ipocrisia giuridica che, per la verità ha radici antiche: per anni i sindacati hanno difeso alla morte lo Statuto dei lavoratori. E questo pur essendo tra gli enti costituzionalmente preposti a violarlo, potendo licenziare i dipendenti con un semplice sms senza pena né rimorso".
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L'ipocrisia, dunque, è servita. Da una parte si licenzia, dall'altra si condanna chi lo fa. "Da anni le vittime – date un’occhiata, all’impressionante profilo Facebook “Licenziati dalla Cgil”, 2500 iscritti - invocano la disposizione mai eseguita della Costituzione: una legge quadro «sulle prerogative del sindacato con una norma che stabilisca la regole della trasparenza nelle spese delle contribuzioni dei lavoratori» - prosegue Specchia su Libero - Ma non si può proprio sentire un sindacato che licenzia a piacimento, impunito, sfruttando la legge; ma che nel contempo vuole bloccare l’Italia se i licenziamenti li minacciano gli altri. «Be’ Landini non può tenere tutto sotto controllo» ribatte la Cgil. Certo. Basterebbe, che Landini guardasse in casa propria".