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Casa, Salvini propone la sanatoria su piccole irregolarità edilizie: ecco il mini condono

Leonardo Ventura
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Governo sempre più attento al settore della casa. L’ultima proposta nel campo dell’immobiliare è stata lanciata ieri dal vice premier leghista Matteo Salvini, il quale durante il convegno di Confedilizia ha dichiarato: «Lo dico senza ipocrisia: ci sono problemi di bilancio? Ci sono centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie, urbanistiche che stanno intasando gli uffici tecnici dei Comuni di mezza Italia. Non sarebbe più saggio per quelle di piccole entità andare a sanare tutto quanto, così lo Stato incassa e i cittadini tornerebbero nella disponibilità piena del loro bene? È un ragionamento su cui converrebbe andare con coraggio fino in fondo», sottolinea il ministro. Dura la replica delle opposizioni. «Un’altra strizzata d’occhio ai furbi di un governo disperato che non sa dove trovare risorse per la manovra e che quindi vuole fare cassa attraverso un ulteriore condono, dopo quelli fiscali», la definisce il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, che chiosa poi: «Ci piacerebbe sapere se Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti concordano con la linea del loro ministro leghista ai Trasporti». Gli fa eco il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, bollando l’idea del vicepremier come «criminogena» perché «chi propone di sanare reati edilizi, da vicepremier, favorisce l’illegalità ai danni dell’ambiente, della difesa del suolo e della pubblica incolumità. Salvini è politicamente disperato».

 

 

Nella disputa si è inserito pure il compagno di partito di Salvini, Alberto Gusmeroli: «Il ministro è stato chiaro: ha parlato di sanare solo piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche. Chi accusa la Lega di voler fare un condono edilizio per far cassa, farebbe meglio a riascoltare l’intervento di Salvini. Siamo davanti alle solite polemiche pretestuose di una sinistra senza idee e proposte che non capisce o fa finta di non capire». Il chiacchiericcio politico ha coinvolto anche la norma sulla tassazione degli extra profitti delle banche: nella bozza di emendamento («modifica soddisfacente» per Forza Italia che non cercherà di modificare il testo) presentato dal governo al dl asset è previsto che gli istituti di credito potranno scegliere se versare il contributo dello Stato o dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale. La tassa alle banche, quindi, cambia faccia.

 

 

Tra le modifiche più rilevanti spicca l’alternativa, per gli istituti di credito, al versamento dell’imposta, con la possibilità di «destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024, a riserva non distribuibile a tal fine individuata, un importo pari a due volte e mezza l’imposta». Ma non solo. Nella bozza viene modificato anche il tetto massimo dell’imposta, che passa dallo 0,1% del totale dell’attivo allo «0,26% dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale», escludendo così i titoli di Stato. Si allargano infine le maglie dei beneficiari del gettito dalla tassa: al fondo per la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese si aggiunge infatti il rifinanziamento del fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale per le piccole e medie imprese.

 

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