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Pd, Schlein la “demogrillina”: i copia e incolla delle idee di Conte

Dario Martini
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«Elly Schlein non lascia il segno». La bocciatura senza appello di Beppe Grillo è stata presa malissimo dalla segretaria del Partito democratico, che ha scelto di rilanciare con una proposta solo in apparenza inedita: la settimana lavorativa di quattro giorni. Intervistata da Fanpage, l’ha sbandierata come una grande idea, a tratti innovativa, perché «in Italia si lavora troppo e male». Senza valutare la bontà di una misura di questo tipo, salta subito all’occhio un particolare: un provvedimento del genere ricalca perfettamente la proposta presentata il 15 marzo scorso da Giuseppe Conte alla Camera. Insomma, un copia e incolla bello e buono. Il leader del M5S preferisce non fare polemica: «Siamo contenti di trovare convergenze con il Pd». Anche se poi rivendica la paternità del progetto di legge che deve ancora essere assegnato in Commissione. «La proposta che ho lanciato il 15 marzo scorso è a mia prima firma ed è per la riduzione del tempo di lavoro, la settimana corta in via sperimentale a parità di salario. La dedicheremo a De Masi».

 

 

Il testo definitivo sarà pronto nei prossimi giorni e si baserà sui seguenti contenuti: l’avvio di una misura sperimentale che apra alla possibilità anche nel nostro Paese di ridurre l’orario di lavoro fino a 32 ore settimanali a parità di retribuzione; l’obiettivo è incrementare la produttività e migliorare la conciliazione vita -lavoro, promuovendo forme più flessibili di organizzazione del lavoro; laddove le imprese sceglieranno di concedere un’organizzazione del lavoro ad orario ridotto, prevedere il riconoscimento di un esonero contributivo. Non è certo la prima volta che Schlein si traveste da demogrillina, una crasi politica ritenuta necessaria per arginare la perdita di consensi (l’ultimo sondaggio Dire-Tecnè certifica un Pd in discesa di 0,4 punti a 19,4% e un M5S in salita di 0,3 a 16,4%, entrambi ben lontani dal 28,4% di FdI).

 

 

L’altra misura bandiera del Movimento 5 Stelle su cui la segretaria del Pd ha fatto salire senza esitazioni il partito è certamente il salario minimo. Alla fine tutte le opposizioni, tranne Italia Viva, hanno sottoscritto una proposta comune. Ma i dem in passato non sono mai stati grandi sostenitori di questa misura, nonostante l’abbiano sempre valutata positivamente. Basti pensare che nella scorsa legislatura sostenevano che non bisognasse «impiccarsi» ad una cifra fissa stabilita per legge. Poi, con Schlein, hanno deciso di accodarsi ai 9 euro lordi l’ora di Conte. Per non parlare della giravolta copernicana sul reddito di cittadinanza. Nel 2019, quando il leader del M5S, allora presidente del Consiglio, lo introdusse insieme a Luigi Di Maio, il Pd votò ripetutamente contro in Parlamento. Oggi Schlein ritiene che il sussidio grillino sia la panacea di tutti i mali. Ha perfino accusato Meloni di aver reso gli italiani più poveri con la sua decisione di abolirlo. Chissà se l’elettorato dem premierà la svolta pentastellata della segretaria.

 

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