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Migranti, il Viminale avverte le Regioni ‘rosse': “Sui Cpr no a veti immotivati”

Dario Martini
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Dialogo sì, ma no a «veti immotivati». Il Viminale avverte i governatori che si oppongono alla realizzazione dei Centri per i rimpatri (Cpr). Un messaggio rivolto soprattutto ai presidenti delle Regioni di sinistra. A capeggiare la rivolta contro il piano del governo per le espulsioni dei migranti irregolari sono Eugenio Giani (Toscana) e Stefano Bonaccini (Emilia Romagna). Mentre in Campania Vincenzo De Luca prende tempo, anche se l’atteggiamento non pare molto collaborativo: «Quando avremo capito che cosa vuole fare il governo al di là dei titoli e al di là della propaganda, esprimeremo una nostra opinione». In Liguria, invece, Giovanni Toti ha già garantito la propria disponibilità all’esecutivo. Tanto che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, svela che Ventimiglia «è uno di quei luoghi che stiamo prendendo in considerazione per costruire le strutture che abbiamo in animo di realizzare, proprio per contenere il fenomeno». Disponibilità è stata manifestata anche da Roberto Occhiuto in Calabria.

 

 

Sono dodici le Regioni che saranno coinvolte: Calabria, Molise, Campania, Marche, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Umbria. Ognuna di esse ospiterà un centro per i rimpatri. Allo stato attuale, infatti, si trovano solo a Bari, Brindisi, Caltanisetta, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Trapani, Gorizia, Macomer, Milano e Torino. Anche se la struttura del capoluogo piemontese è momentaneamente chiusa. I posti ad oggi effettivamente disponibili sono 619, a fronte di una capienza teorica di 1.338. Il piano per incrementare i posti per i migranti destinati a essere rimpatriati si muoverà in due direzioni, da un lato i nuovi Cpr, dall’altro il ripristino e l’ampliamento di quelli già esistenti. L’obiettivo è far partire i lavori nel più breve tempo possibile. Ieri si è tenuta una prima riunione tra i tecnici dei ministeri dell’Interno e della Difesa per individuare le aree dove costruire queste strutture. Come ha spiegato il premier Meloni nei giorni scorsi saranno scelte zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili. Si privilegeranno ex caserme dismesse lontano dalle città. Spunta anche l’ipotesi di utilizzare le isole deserte.

 

 

Intervenendo a "Cinque minuti" da Bruno Vespa, Piantedosi spiega che «non c’è alcun pregiudizio rispetto alla tipologia, isole o non isole». Sulle critiche di alcuni governatori, aggiunge: «Resistenze ci saranno, ma noi dialogheremo con tutti e lo faremo cercando di imporre la linea del governo. Il piano di espansione dei posti nei Cpr è una «pianificazione che il Viminale stava già facendo di individuazione sul territorio nazionale di strutture che potessero essere abbastanza idonee. Ho chiesto ai prefetti di indicarne almeno una per ogni regione. Le proposte stanno arrivando e le stiamo valutando». A dimostrazione che non c’è alcuna volontà di andare al muro contro muro, Piantedosi ha chiamato Bonaccini per fissare un incontro. Intanto, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex annuncia che amplierà il suo sostegno all’Italia, intensificando il proprio sostegno nelle attività di rimpatrio. È ancora in stallo, invece, l’accordo con la Tunisia che, in base al memorandum sottoscritto a luglio, dovrebbe fermare i barconi. Il Consiglio europeo ne discuterà il 28 settembre. Sul tavolo ci sarà anche il piano in dieci punti annunciato Ursula von der Leyen a Lampedusa.

 

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