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Migranti, sabotaggio rosso al governo: da Giani e Bonaccini no ai Cpr

Adriano Bonanni
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Niente da fare. I governatori delle Regioni rosse non perdono l’occasione per «sabotare» il governo nella lotta contro l’emergenza sbarchi. La proposta decisa nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri, che ha fatto seguito ad una delle settimane più difficili degli ultimi anni sul fronte degli sbarchi, con oltre 7mila persone arrivate a Lampedusa, prevede anche che gli irregolari sul territorio italiano, non richiedenti asilo, possano essere trattenuti nei cpr fino a 18 mesi. E per questo verranno costruiti almeno altri 9 centri, in tutta Italia, in zone disabitate dove poterli trattenere. Ma Eugenio Giani, presidente della Toscana, non ne vuole sapere. E annuncia barricate contro la proposta.

«Per quello che mi riguarda non darò l’ok - ha detto -, non esprimerò mai la condivisione a nessun cpr in Toscana. Cosa c’entra il cpr con la risposta ai flussi emergenziali così forti che arrivano oggi. Se arrivano questi immigrati col tormento, le sofferenze, le violenze che hanno subìto, la risposta a livello mediatico è "faccio i cpr, cioè faccio i luoghi che li buttano fuori?"».

 

Al suo fianco si schiera anche un altro Pd, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna. Il quale, comunque, è meno categorico del suo collega Gia ni. «Ci chiami qualcuno a Roma e ci spieghi cosa vogliano fare, perché in questa indeterminatezza, ed è qui che c’è improvvisazione, non c’era un piano preparato organico».

«Scommettevano sul fatto che non sarebbe arrivata un’ondata come questa e quando hai scommesso sui porti chiusi, su "è finita la pacchia", "prima gli italiani" e ti ritrovi che sono il doppio di prima quelli che sbarcano, bisognerebbe avere un quadro chiaro organico o meno- ha specificato il presidente -. Il rischio che vediamo sono le tende nelle città, che vorrebbe dire il fallimento di una politica di accoglienza». Un no che replica quello già espresso ad aprile contro l’ordinanza del capo della protezione civile Fabrizio Curcio che istituiva lo stato di emergenza proprio per fronteggiare l’eccezionale ondata di flussi migratori verso l’Italia. In quel caso, però, erano state quasi tutte le Regioni amministrate dal centrosinistra a dire no, e ad Emilia Romagna e Toscana si erano aggiunte Puglia, Campania e Valle d’Aosta. I governatori si erano rifiutati di firmare l’ordinanza.

 

A sostenere la linea del governo è il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che è anche il presidente della conferenza delle Regioni. «Il cpr -ha commentato - funziona molto bene perché garantisce i rimpatri e soprattutto perché garantisce la sicurezza dei cittadini dove è insediato l’impianto. È un impianto controllato, dove chi è all’interno non può uscire e quindi non è impattante per ilterritorio. E devo dire che nei cpr non ci sono persone che hanno perso il lavoro o hanno perso il permesso di soggiorno, ci sono tutte persone con precedenti penali». Per Fedriga l’impostazione contro i cpr è «ideologica» e ha spiegato di essere «contrario all’accoglienza diffusa, che è stato un fallimento». Insomma non sembra essere servito a nulla l’auspicio del ministro Matteo Salvini alla collaborazione istituzionale: «I nuovi cpr sono fondamentali per fronteggiare clandestini e delinquenti, mi auguro che a sinistra non facciano le barricate per ostacolare il governo e difendere l’illegalità». La linea comunque oramai è segnata: «Avanti tutta per le espulsioni, anche tagliando la burocrazia per limitare troppi ricorsi inutili e velocizzare i rimpatri». 

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