incarico
Ue, il ritorno di Draghi con un occhio al futuro: scossone in vista a Bruxelles?
Un tempo, per chiedergli consigli, a chiamarlo era il Presidente statunitense Barack Obama: ’chiamate Mario...’, l’invito, raccontano, rivolto dall’ex inquilino della Casa Bianca ai collaboratori. Stavolta ad alzare la ’cornetta’ è stata Ursula von Der Leyen. Mario Draghi torna in campo, la Presidente della Commissione europea gli ha chiesto di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea e l’ex premier e già numero 1 della Bce non si è tirato indietro, «sempre al fianco dell’Europa per le importanti sfide che l’attendono», confidano ambienti a lui vicini. La proposta, motivo di prestigio per l’Italia, è stata avanzata già da giorni ma resa nota soltanto oggi, in giorni peraltro tumultuosi sulla rotta Roma-Bruxelles.
Von der Leyen, riferiscono all’Adnkronos fonti vicine al dossier, ha chiesto a Draghi di approfondire «un tema di assoluto interesse comune, in un quadro geopolitico in rapida evoluzione», accendendo un faro «su come funzionano le relazioni che governano la competitività tra paesi o tra aree a livello globale». Concetti che Draghi avrà modo di sviscerare nel rapporto che gli è stato chiesto di stilare, assoldando a un compito che ha acceso inevitabilmente la curiosità, mai doma, dei tanti che si domandano così ci sarà nel domani dell’ex premier, mai del tutto convinti di un presente e futuro da ’nonno d’Italia’, autodefinizione dello stesso Draghi. E mentre in Italia Carlo Calenda immagina per lui un futuro a capo del prossimo Consiglio europeo, fonti vicine all’ex premier tornano ad assicurare che sì, collaborerà con una relazione ad hoc come gli è stato chiesto, ma resta non interessato a ricoprire incarichi istituzionali.
Per ora Draghi è pronto a mettersi al lavoro per tracciare il quadro sul futuro della competitività, in anni difficili e in cui il Vecchio Continente indubbiamente arranca. D’altronde si tratta di un tema molto caro a SuperMario, come dimostrano le sue ultime uscite pubbliche. Nella più recente - appena una manciata di giorni fa sulle pagine dell’Economist - Draghi, oltre a rimarcare come sarebbe deleterio tornare ai vecchi paletti fiscali pre pandemia, ha sottolineato come servano nuove regole nell’Eurozona e più sovranità condivisa. Perché dipendere, come in passato, dalla Russia per l’energia, dalla Cina per l’export e dagli Usa per la sicurezza non è più immaginabile. Servono dunque «ingenti investimenti in tempi brevi, tra cui la difesa, la transizione verde e la digitalizzazione». Per farlo, occorre superare quelle regole di bilancio e quelle norme sugli aiuti di Stato che limitano la capacità dei singoli Paesi di agire in maniera indipendente. Ridefinendo - la ricetta dell’ex numero 1 della Bce - il quadro delle politiche di bilancio della Ue e i processi decisionali, attraverso regole severe, per garantire finanze statali credibili nel medio termine, ma anche abbastanza flessibili, per permettere ai governi di reagire a shock imprevisti.