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Ponte sullo Stretto, Salvini punta sull'Ilva: acciaio italiano per l'opera

Dario Martini
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In Italia c’è bisogno di acciaio. E quando si parla d’acciaio non si può non pensare all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Solo garantendo la produttività del sito di Taranto si potrà realizzare la più grande opera mai realizzata in Italia. A sottolinearlo è Matteo Salvini, ieri all’inaugurazione della 86esima Fiera del Levante di Bari: «Per me un’Italia senza Ilva non è Italia. Se noi l’anno prossimo, di questi tempi, potremo visitare i cantieri per il Ponte sullo Stretto, che ha bisogno di acciaio, sarebbe frustrante far partire l’opera pubblica più grande al mondo andando a prendere materie prime all’estero. Spero che l’equilibrio fra ambiente e lavoro si trovi. Perché l’Italia ha bisogno di infrastrutture, serve il popolo del sì». Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti va oltre: «Con tutto l’acciaio di cui abbiamo bisogno non basta l’Ilva, ne servono ben di più di una di Ilva. L’importante è che non chiuda. la sostenibilità ambientale è fondamentale, bisogna usare buon senso e non legarsi mani ai piedi alla Cina. Perché se chiude l’Ilva, l’acciaio noi lo prendiamo in Turchia, in India, in Cina. E un’Italia senza acciaio non può essere una potenza industriale. La salute è fondamentale, prioritaria, numero uno, la sicurezza sui cantieri fondamentale, prioritaria, prima preoccupazione, il lavoro però non è un di più».

 

 

L’attenzione del governo sul tema è alta. A giugno scorso ha esteso la cassaintegrazione fino a fine anno, superando la scadenza di quella straordinaria al 19 giugno. Ad essere coinvolti sono 2.500 dipendenti sui 3.000 del gruppo che l’azienda ha messo appunto in cig. La situazione resta sempre tesa. Sono trascorsi cinque anni da quando l’allora ministro Luigi Di Maio, nel settembre 2018, dichiarava trionfante: «Siamo arrivati e in tre mesi abbiamo risolto la crisi Ilva». Eppure non è andata così. Proprio in questi giorni, secondo gli accordi presi allora, era previsto il rientro in azienda di 1.800 lavoratori non assunti da ArcelorMittal e rimasti in cassa integrazione sotto l’amministrazione straordinaria fino al riassorbimento. Nessuno di loro è ancora tornato al lavoro.

 

 

Tornando alla Fiera del Levante, a parlare di Ilva, accanto a Salvini, c’è anche il governatore della Puglia Michele Emiliano: «Se riusciremo a decarbonizzare l’Ilva», per cui «bisogna lasciare intatti i due miliardi del Pnrr, è chiaro che questa industria potrebbe, una volta neutralizzata dal punto di vista dei danni alla salute e delle emissioni nocive almeno in parte, essere a disposizione di questa grande impresa dell’ingegneria italiana», spiega il presidente della Regione, il quale dice di essere in sintonia con Salvini: «Condivido il suo intervento persino sul Ponte dello Stretto, dove evidentemente c’è una determinazione, una maturazione di quest’opera che dentro una logica europea comincia a trovare una giustificazione». Intanto, prosegue l’iter per centrare l’obiettivo di far partire i cantieri la prossima estate. L’altro ieri si è tenuta una riunione al ministero, alla presenza di Salvini. È stata l’occasione per fare il punto della situazione. A breve saranno nominati i nove membri del Comitato Tecnico Scientifico di garanzia. E già sono in fase avanzata i ragionamenti per gli interventi di riqualificazione nei territori interessati dal Ponte: Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni. Secondo le stime che circolano, la realizzazione della grande infrastruttura dovrebbe permettere di creare centomila posti di lavoro.

 

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