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Manovra, Meloni rilancia la crescita dell'Italia: dobbiamo correre di più

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«La situazione è complessa da maneggiare, ma il tempio della velocità diventa per noi anche fonte di ispirazione, perché abbiamo bisogno di correre di più per far correre di più questa nazione». Meloni ricorre al paragone con la Formula 1 per spronare i suoi. Parole che allo stesso tempo sembrano lanciare un avvertimento, all’indomani della gelata dei dati sul Pil e alla vigilia del vertice di maggioranza, convocato per mercoledì per raccogliere le priorità sulla manovra. E il percorso si profila impervio, alla luce della cautela del ministro Giorgetti: «Non facciamo fare allo Stato la parte del re Sole», ha detto parlando alla platea di Cernobbio, annunciando una manovra prudente. Quanto lo si capirà di preciso con i numeri della Nadef, che i tecnici stanno mettendo a punto. E, ha detto chiaramente Giorgetti, il primo motivo di preoccupazione è l’impatto del Superbonus: un conto da «mal di pancia» che «ingessa la politica economica lasciando margini esigui ad altri interventi».

 

 

 

 

L’opposizione va all’attacco, nella convinzione che l’allarme del governo sia un «alibi» per «il tradimento delle promesse elettorali». «La presidente Meloni è andata Monza per ispirarsi, per correre di più, ma qual è nella legge di bilancio la misura che dovrebbe farci correre?», la sfida il leader M5S Giuseppe Conte, che in risposta alle accuse sul Superbonus 110% come zavorra per i conti pubblici, stila un elenco: «Con il Pnrr stiamo accumulando ritardi significativi, nel secondo semestre c’è il -0,4% di Pil, crollo della produzione, la situazione si avvia a essere disastrosa. Avevamo una Ferrari - è la sua sintesi - l’abbiamo fatta crescere all’11%, sta diventando un bici a pedalata assistita». «Non si può scaricare sui governi precedenti e sulla manovra le tensioni interne - avverte il Pd, con la capogruppo alla Camera, Chiara Braga - Serve una legge di bilancio che metta soldi sui servizi e che punti a proteggere i più fragili». In parallelo con la manovra andranno le riforme istituzionali. «La proposta - spiega la ministra Elisabetta Casellati - ha due pilastri: garantire la stabilità del governo e restituire centralità alla volontà popolare», con un premierato ribattezzato «all’italiana» e «un sistema di pesi e contrappesi che non andranno mai a svuotare le prerogative del presidente della Repubblica». Una rassicurazione che il Pd rigetta, temendo un Capo dello Stato trasformato in «taglianastri». «L’elezione diretta del Presidente del Consiglio, quale che sia la forma in cui viene realizzata - obietta il senatore dem Dario Parrini - produce di per sé e in automatico lo svuotamento delle prerogative-chiave del Presidente della Repubblica al quale sono tolti due dei suoi poteri fondamentali, quello di scioglimento e quello di nomina del primo ministro».

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