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Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza lancia l'allarme migranti: siamo al collasso

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Alessio Buzzelli
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Della "rotta balcanica" nessuno parla perché fa meno notizia degli sbarchi e dei naufragi, perché è un fenomeno silenzioso, che desta meno sensazione. Ma la situazione qui a Trieste, e in generale nel Nord Est, è davvero al limite: non abbiamo i mezzi per affrontare da soli una pressione migratoria come quella degli ultimi mesi, per risolvere la quale servirebbe un intervento europeo. Ma l’UE sta ferma a guardare perché, in fondo, questa situazione fa comodo a tutti. Tranne che, ovviamente, all’Italia». Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste (con una lista civica di centrodesttra), città di frontiera per antonomasia, è tornato a denunciare un fenomeno di cui si parla poco, nonostante esista, in tutta la sua drammaticità, da ormai più di un ventennio: centinaia di migliaia di migranti, tra richiedenti asilo e irregolari, che ogni anno entrano in Italia attraverso il confine orientale del Paese, aumentando mese dopo mese, fino a toccare i numeri record registrati in questo 2023. 
Sindaco, quanto Trieste sta risentendo dell’eccezionale ondata migratoria che ha colpito l’Italia in questi primi 8 mesi dell’anno?
«La situazione qui è davvero difficile, al limite dell’insostenibile: stanno arrivando tante, troppe persone e non ce la facciamo più. Noi ce la mettiamo tutta, perché stiamo parlando sempre di esseri umani, ma da soli non possiamo farcela, anche se il Governo ci sta dando una mano. Dico solo che ad oggi a Trieste abbiamo 500 minori stranieri da gestire, un impegno colossale per una città come la nostra. Perché un conto è organizzare l’accoglienza di migranti adulti, tutt’altro paio di maniche è, invece, occuparsi dignitosamente di ragazzi di 13 o 14 anni, che hanno bisogno di un supporto ben diverso, sotto tutti i punti di vista». 
Come riuscite a gestire l’accoglienza in una città di piccole dimensioni come la vostra?
«In questi mesi sono transitate a Trieste decine di migliaia di persone, quasi tutte ormai sistemate in vari luoghi della città, tranne qualche centinaio che staziona la sera in Piazza della Libertà, creando una situazione di oggettiva criticità. E non solo qui. Ricevo quotidianamente telefonate da sindaci in difficoltà dei piccoli borghi vicini – parliamo di paesini con 800 abitanti - costretti ad occuparsi di migranti senza averne né la capacità logistica, né quella economica. Manca del tutto una pianificazione seria e organizzata del sistema dell’accoglienza, da noi come nel resto del Paese».
Giorni fa una sua dichiarazione, in cui sosteneva che qualcuno in Europa stesse usando la crisi migratoria per mettere in difficoltà il Governo Meloni, ha suscitato molte polemiche. È ancora di questo avviso?
«Certo. È un concetto che ribadisco. Non le pare strano che gli sbarchi siano concentrati unicamente nel nostro Paese, mentre altre Nazioni del Mediterraneo non vengono quasi per nulla toccate dalla pressione migratoria? Uno scenario, questo, che induce naturalmente a farsi più di una domanda: io credo che ci sia la volontà da parte di diversi soggetti di mettere in difficoltà il Governo italiano, utilizzando gli sbarchi come arma politica. Insomma, se siamo arrivati a oltre 100mila sbarchi in appena 8 mesi, qualcosa di strano ci deve essere». 
Aspettarsi un aiuto da parte dell’UE è dunque una speranza vana?
«Alle condizioni attuali temo di sì. Bisogna dire le cose come stanno, con onestà. La Francia, per esempio, alla frontiera di Ventimiglia ha unilateralmente sospeso le regole di Schengen, mentre l’Italia non ha fatto lo stesso con Slovenia e Croazia, i due Paesi europei d’ingresso della "rotta balcanica", dai quali passano tranquillamente migliaia di migranti l’anno per entrare nel nostro Paese senza che nessuno li fermi. Tanto che in Slovenia o in Croazia, lo posso garantire, praticamente non si ferma nemmeno l’1% di tutte le persone che transitano da lì. Sono cose che nessuno dice, ma questa è la realtà. In una situazione del genere sarebbe lecito aspettarsi un intervento comunitario o almeno un aiuto reciproco. E invece a me pare che l’UE preferisca stare alla finestra a gongolare davanti ai problemi che la crisi migratoria sta causando al Governo Meloni piuttosto che aiutarci ad affrontare un problema che in realtà dovrebbe riguardare tutta l’Europa».
 

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