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Manovra, Meloni detta i pilastri della Finanziaria: cuneo fiscale, famiglie e natalità

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Il richiamo alla «compattezza», le indicazioni sulla prossima legge di bilancio con l’invito ai ministeri a evitare «sprechi», l’annuncio che presto sulla riforma costituzionale si farà sul serio visto che è pronta la proposta messa a punto dal ministro Casellati. Al primo Cdm dopo la pausa estiva, Giorgia Meloni prende la parola per ricordare ai suoi ministri che «dobbiamo essere pronti a fare di più e meglio», anche perché «ci aspetta un anno molto impegnativo che culminerà con le elezioni europee e la presidenza italiana del G7». Per questo, sottolinea la premier rivolgendosi alla squadra di governo, «serve il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione». A cominciare dalla scrittura della prossima legge di bilancio, che dovrà «consolidare e rafforzare» la direzione tracciata dalla manovra dello scorso anno. L’obiettivo, quindi, è quello di confermare il taglio del cuneo fiscale, destinare risorse alle famiglie e incrementare i fondi per le politiche demografiche e la natalità. Per Meloni la finanziaria dovrà essere «seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese». Finora, ricorda, «abbiamo conseguito risultati molto importanti, superiori a quelli della Germania e della Francia, i mercati hanno premiato le nostre scelte, lo spread è basso, i dati sull’occupazione sono ottimi, il Pil nel primo semestre ha sorpreso tutti gli analisti, l’andamento delle entrate fiscali è positivo. Ma dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra. Tutti gli osservatori ci dicono che la congiuntura si sta facendo più difficile. Quindi le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione».

 

 

 

Un avviso ai naviganti, a chi in maggioranza intende piantare bandierine nonostante la scarsità di fondi a disposizione. Entro il 27 settembre, evidenzia Meloni, andrà presentata in Parlamento la Nadef, «il documento di riferimento per lo scenario macroeconomico che ci servirà per indirizzare il nostro lavoro». Il conto alla rovescia insomma è già iniziato, e il premier confessa di condividere la richiesta del titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, di invitare ogni ministero «a verificare nel dettaglio le risorse attualmente spese, i capitoli di spesa, le misure attualmente finanziate. Lo dico perché sprechi e inefficienze devono essere tagliati e le poche risorse che abbiamo devono essere spese al meglio». D’altronde quello attuale, sottolinea, «è un governo che è stato scelto dagli italiani anche per rompere quello status quo che abbiamo ereditato. Se ci sono misure che non condividiamo politicamente, quelle misure non vanno più finanziate e le risorse recuperate utilizzate per gli interventi che sono nel nostro programma». Di certo, chiarisce senza troppi giri di parole, «non possiamo permetterci sprechi, stiamo pagando in maniera pesante il disastro del Superbonus 110%», «una tragedia contabile che pesa sulle spalle di tutti gli italiani. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato». Sul fronte delle riforme, poi, Meloni spiega che la proposta riguardante quella costituzionale «è pronta». «Sarà uno dei primi provvedimenti che vareremo - annuncia - ma ci sono anche il completamento dell’autonomia differenziata, la riforma della giustizia, la delega fiscale che dobbiamo portare a compimento». A impegnare nelle prossime settimane il governo, tuttavia, sarà anche «un altro grande capitolo» tornato caldo, ovvero quello legato ai flussi migratori. «L’Italia sta subendo una pressione migratoria come non si vedeva da molti anni a questa parte - riconosce la premier - È difficile spiegare all’opinione pubblica quello a cui assiste e lo capisco bene. I dati dicono che c’è un forte aumento rispetto all’anno precedente anche se, leggendo attentamente questi numeri, si assiste a un rallentamento dell’aumento dei flussi migratori. La direzione intrapresa dal Governo è quella giusta: accordi con i Paesi del Nord Africa, di partenza e transito dei flussi».

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