verso la manovra

Primo Cdm dopo l'estate, polemica Tajani-Salvini su porti e alleanze Ue

Il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva si preannuncia acceso. La riunione del governo si terrà nel tardo pomeriggio di lunedì 28 agosto e non è ancora noto l’ordine del giorno ma ci sarà senza dubbio un primo "giro di tavolo" sulla legge di Bilancio, primo scoglio del governo guidato da Giorgia Meloni alla ripresa dei lavori dopo le ferie. I punti di vista nella maggioranza sono diversi su alcuni temi, a partire dalla privatizzazione di alcuni servizi come i porti, su cui i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini la vedono diversamente. E non mancano le richieste dei partiti di maggioranza sulle priorità inserire nella manovra, dall’aumento delle pensioni minime alla stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale richiesto da Forza Italia, fino all’obiettivo di Quota 41 dichiarato a più riprese dalla Lega. Certo è che il tema del lavoro resterà al centro anche per dare seguito alle misure già avviate nella prima legge di bilancio. E poi ci sono i nodi migranti e caro-benzina che, per forza di cose, restano anche in cima all’agenda. «Vogliamo far sì che il taglio del cuneo fiscale del 7% venga stabilizzato. Non possiamo fare tutto, deficit meno si fa e meglio è. Io per questo ho fatto la proposta di privatizzazione di alcuni servizi. Puntiamo su alcune priorità come difendere il potere d’acquisto di famiglie e imprese. Io penso che si possa fare un aumento delle pensioni minime come obiettivo di legislatura», segnala Tajani interevenuto a "La Piazza" di Ceglie Messapica. E ancora: «Io in Cdm porto la nomina del nuovo ambasciatore in Niger. Cominceremo ad affrontare i grandi temi della manovra, poi il giorno 6 settembre ci sarà una riunione di maggioranza anche con i capigruppo, i due vicepremier e ovviamente la presidente del Consiglio». Insomma, l’agenda inizia a infittirsi di appuntamenti. Ma i nodi non mancano.

 

  

 

 

 

Sul tema dei porti i due vicepremier hanno punti di vista che non collimano. «La proposta non riguarda il bene demaniale ma i servizi da dare in gestione sempre di più ai privati. Io faccio una proposta e sono stato quello che più si è battuto contro la vendita di alcuni porti ai cinesi. Mi auguro che la proposta del Mit sia bellissima e poi verrà approvata in Cdm. Ognuno porta le sue proposte per migliorare le risposte da dare ai cittadini. Non dobbiamo governare per la nostra vanagloria», sottolinea Tajani. Che dichiara «chiusa» la polemica con la premier sugli extraprofitti, perché «ci siamo già chiariti». Anche se chiede «attenzione» nello scrivere la norma, in quanto «noi siamo un governo di centrodestra, non dobbiamo alzare le tasse. Scriviamo bene la regola per affermare un giusto principio». Per Salvini, anche lui ospite della kermesse "La Piazza", invece, «bisogna stare molto attenti perché ci sono già presenze cinesi in alcuni porti italiani e europei. Starei attento a spalancare le porte a chi ci vede come una colonia o come terra di conquista». Ma è sulle alleanze europee che si scava, per ora, il solco più profondo fra i leader di FI e Lega. Tajani sbarra la strada all’alleanza con Afd e Marine Le Pen e con riferimento al numero uno del partito tedesco sentenzia: «Mi fa schifo chi dice che un bambino disabile non può stare in classe con altri bambini. Quando sento cose di sapore nazista, io reagisco con grande fermezza». Insomma, «è impossibile che si crei una maggioranza nelle istituzioni europee a cui partecipino Afd e il partito della signora Le Pen. Io non sono per escludere Salvini, ma l’unica maggioranza possibile alternativa alla sinistra è l’accordo tra popolari, liberali e conservatori». Dal canto suo, il segretario del Carroccio ammonisce: «Il centrodestra ha vinto unito in Italia. Se vogliamo cambiare gli equilibri in Europa, il centrodestra deve essere unito anche in Europa. Se iniziamo a dire questo no, i francesi, gli austriaci, i tedeschi e gli olandesi no, significa spalancare le porte a un altro inciucio popolari-socialisti in Europa. Sicuramente, preferisco la serietà della Le Pen alle politiche di Macron, dei socialisti e dei comunisti europei».