Meloni si sfoga dopo le vacanze in Puglia: Palazzo Chigi? Un ottovolante
Palazzo Chigi, il governo, la figlia Ginevra e l'equilibrio tra lavoro e famiglia. Il premier Meloni parla a 360 gradi del suo primo anno a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio. E non sono sempre tutte rose e fiori. Questa settimana su «Chi» in edicola dal 23 agosto ci sarà un’intervista esclusiva con Giorgia Meloni. Al termine della sua vacanza in Puglia con la famiglia e dopo un blitz in Albania ospite del primo ministro Edi Rama, il premier traccia un bilancio sulla sua estate: «Sono riuscita a ritagliarmi qualche giorno di vacanza. Dovevo riuscirci. Sono più di due anni che non mi fermo e, a un certo punto, la stanchezza eccessiva rischia di farti perdere lucidità e concentrazione. Poi si sa che la Puglia è una delle mie mete preferite, se non fosse che è la principale nemica delle mie diete. È un ponte naturale tra Occidente e Oriente, per questo il governo l’ha scelta per ospitare i lavori del G7 nel 2024», racconta.
Meloni pronta al rientro. Giustizia, banche e manovra i dossier sul tavolo
Poi il bilancio sul primo anno da presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. «Palazzo Chigi? È come stare sull’ottovolante 24 ore su 24. Ogni giorno è una sfida e riuscire a tenere insieme tutto è veramente difficile. A volte ti viene il desiderio di scendere da quell’ottovolante, di fermarti un momento e di tornare alla normalità. Ma è un pensiero che ti lambisce la mente solo per qualche istante e poi svanisce. Perché sai che quello che stai facendo ha uno scopo, un senso più grande», afferma.
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«Chi» si sofferma poi sul bilancio da mamma premier: «Le rinunce sono tante, sicuramente. A volte mi manca la quotidianità, le piccole cose, anche le più semplici. La mia vita è sempre stata una gara contro il tempo ma ora lo è come mai prima. Per questo faccio ogni giorno i salti mortali per comprimere al massimo la mia folle agenda e ritagliare più tempo possibile per stare con mia figlia Ginevra. Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e non possiamo permetterci il lusso di sprecarlo».