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Salario minimo, Calderone inchioda la sinistra: "Più danni che benefici"

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Il premier Giorgia Meloni ha indicato un orizzonte di 60 giorni dall’incontro con le opposizioni sul salario minimo a Palazzo Chigi per arrivare a un intervento concreto sugli stipendi e in tempo utile per la manovra. Il dossier è stata affidato al Cnel. Il presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro Renato Brunetta si sarebbe detto disponibile a partire immediatamente. Intanto la campagna delle opposizioni si è concretizzata in una corsa alle firme di natura mediatica. Il tema è stato commentato da Marina Elvira Calderone. Il ministro del Lavoro, attraverso un'intervista concessa a Libero, ha elencato i danni che il provvedimento giallo-rosso comporterebbe. 

 

 

“Senza una visione si rischiano più danni che benefici”: queste le parole usate da Marina Elvira Calderone per fare il punto sul salario minimo. La prima cosa da fare, stando a quanto dichiarato dal ministro del Lavoro, è sicuramente “suddividere il campo di intervento”. Se, da una parte, “esiste il lavoro povero, retribuito pochi euro all’ora”, dall’altra “esiste la perdita di potere d’acquisto di salari più cospicui ma su cui bisogna intervenire ugualmente”, ha precisato. Il vero nodo, sebbene i teoremi della sinistra indichino altro, “è la produttività”.

 

 

“La curva della crescita dei salari dovrebbe sempre andare in parallelo con questo altro indicatore”, ha spiegato il ministro. La via per combattere il lavoro povero è un’altra: “Se le imprese crescono, lo fa anche la ricchezza da distribuire”, ha concluso Marina Elvira Calderone.

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