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Giovanni Donzelli, bilancio di 10 mesi di governo: "Ascoltiamo tutti ma poi occorre agire"

Pietro De Leo
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«È tornata la politica, sono state date risposte concrete ai cittadini. Dalla riforma del fisco alla tutela dei più deboli, fino alle norme in tema di pubblica sicurezza ed ordine pubblico». Il Tempo traccia un primo bilancio del governo Meloni con Giovanni Donzelli. Dirigente di Fratelli d’Italia, esponente di quella «generazione Atreju» che ha vissuto tutto il cammino politico della Presidente del Consiglio, fianco a fianco. «Anche autorevoli quotidiani sostengono, a ragione, che stiamo realizzando il nostro programma. Poi ci sono molte altre cose su cui dobbiamo lavorare, ma comunque abbiamo davanti a noi un orizzonte di cinque anni», dice Donzelli nel momento in cui l’Esecutivo termina il suo «anno scolastico», e si entra nel break agostano.

Venerdì c’è stato l’incontro tra governo e opposizioni sul tema salari. La sinistra, sostenitrice di un livello minimo, dice però che l’Esecutivo non vuole un vero confronto.
«Noi abbiamo a cuore il tema del lavoro povero e ce ne occuperemo. Come sempre, ascoltiamo tutti e poi decidiamo. Se per "confronto" si intende che o si fa come vuole l’opposizione oppure nulla, è chiaro che non si va da nessuna parte. Se invece c’è voglia di trovare una soluzione più condivisa possibile, non solo siamo pronti, ma siamo i primi a voler andare in questa direzione. Se lo scopo della sinistra è solo quello di piantare bandierine, certamente lo comprendiamo perché siamo stati anche noi all’opposizione anche se con ben altra postura, ma non è il tipo di iniziativa che vogliamo realizzare».

 

Andando ad un primo mini-bilancio per il governo, spesso in questi mesi si sono scatenate aspre polemiche sui provvedimenti. Dalle norme sui rave al decreto asset. L’Esecutivo ha sbagliato qualcosa nell’impostazione delle sue iniziative?
«No. Le polemiche irrazionali della sinistra sono la dimostrazione che stiamo lavorando bene. Il fatto che su ogni provvedimento scatenino polveroni significa che siamo sulla giusta strada».

Fratelli d’Italia da partito d’opposizione a partito traino del governo. Il rischio però è che l’elettorato moderato vi imputi una certa rimanenza identitaria di destra. E che l’elettorato di destra mal digerisca la postura governativa con le scelte che ciò comporta. Come se ne esce?
«In modo molto semplice: facendo gli interessi degli italiani con pragmatismo. Noi siamo liberi da schemi ideologici pre-stabiliti: facciamo, ogni volta, ciò che serve al Paese. È accaduto per aiutare le imprese e il mondo produttivo, così come per far pagare un po’ di tasse in più alle banche e un po’ di tasse in meno agli italiani. Anche quando eravamo all’opposizione avevamo una cultura di governo: ogni volta che Giorgia Meloni andava dai suoi predecessori, Conte e Draghi, portava con sè delle proposte su ogni dossier». 

Chiudiamo una settimana aperta con le polemiche sulle parole di Marcello De Angelis, che non è esponente di Fratelli d’Italia ma figura del mondo di destra, sulla strage di Bologna. Fratelli d’Italia deve compiere qualche passo sul piano culturale per tirar via le rimanenze del ‘900?
«Noi non ci faremo mai suggerire dalla sinistra come dobbiamo essere. Quando la destra lo ha fatto, il risultato è stato devastante. Noi dobbiamo rendere conto solo agli italiani, non al Pd o ai commentatori di sinistra. Che peraltro utilizzano sempre la stessa tecnica: prima partono a criticare i provvedimenti. Poi, vedendo che non hanno argomenti, passano a chiedere le dimissioni di un ministro. Infine, non funzionando neanche quello, passano alla “carta jolly” del pericolo fascismo, nazismo o omofobia».

 

Accusano anche il governo di voler fare la guerra ai poveri, per via dell’addio al reddito di cittadinanza. 
«Questo ci dispiace, perché vorremmo un’opposizione seria e patriottica come lo siamo stati noi. Che pensi davvero agli italiani, non a fomentare la tensione sociale. La realtà dice che i dati sull’occupazione sono positivi e che, appena è arrivato l’annuncio che avremmo superato il reddito di cittadinanza, molti sono andati a cercare lavoro e lo hanno anche trovato»

Altro tema fondamentale, l’immigrazione. Giorgia Meloni ha impostato una politica di cooperazione con i Paesi dell’Africa. Però gli arrivi degli irregolari quest’anno hanno visto un’impennata. Non temete che gli italiani ne chiedano conto in termini di consenso?
«Se Giorgia Meloni non avesse avuto questa lungimiranza nei rapporti con l’Africa, oggi gli sbarchi sarebbero esponenzialmente di più. Noi vogliamo flussi regolari, anche per rispondere alle esigenze di personale delle imprese, e non clandestini. Ma per realizzare tutto questo servono politiche di lungo periodo e non misure spot». 

Capitolo elezioni europee. Tra la linea di Tajani e quella di Salvini Fratelli d’Italia è sembrata un po’ attendista. Come la pensate?
«Fratelli d’Italia è pienamente ancorata nei conservatori europei, di cui Giorgia Meloni ha la leadership. Noi intanto dobbiamo lavorare per fare in modo che la famiglia dei conservatori abbia il più ampio successo possibile, così da poter cambiare davvero gli equilibri, magari rendendo ininfluenti le sinistre europee».

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