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Emilia-Romagna, Meloni scrive a Bonaccini: "Critica ma non collabora. Mobilitati 4,5 miliardi"

Gianni Di Capua
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Nuovo capitolo dello scontro tra maggioranza e opposizione sulla ricostruzione post-alluvione in Emilia-Romagna. Questa volta a prendere carta e penna per scrivere una lunga lettera al governatore Stefano Bonaccini è la premier, Giorgia Meloni, dopo che in più occasioni il presidente del Pd si è lamentato del mancato arrivo dei fondi sul territorio. E a stretto giro Bonaccini replica, confermando la sua posizione e chiedendo un incontro. Dopo l’alluvione «non ho avuto modo di leggere da parte Sua alcuna parola di sostegno» alle azioni del governo, «anzi. Ho letto che lei, nella sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi "neanche un euro"», scrive la premier. Che elenca le azioni del governo e i fondi stanziati, spiegando però che «non bisogna cedere alla fretta e alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po' di visibilità, alimentando polemiche inutili».

 

«Nei tre mesi trascorsi dagli eventi che hanno colpito l’Emilia Romagna - scrive la premier - il governo ha provveduto a emanare due decreti», poi convertiti in legge, mobilitando in totale risorse per 4,5 miliardi. Meloni scende nel dettaglio e specifica, tra l’altro, che sono state «già processate» oltre metà delle 20mila domande di sostegno a privati «erogando sul territorio più di 30 milioni di euro a famiglie e persone; tutte le domande presentate ad Ismea per l’accesso al credito sono state integralmente istruite e processate, rilasciando circa 15 milioni di euro in favore dei richiedenti; sono state accolte e liquidate oltre 14.000 domande di indennità in favore dei lavoratori autonomi per circa 18 milioni di euro», oltre ai fondi per l’ammortizzatore unico, al contributo per le famiglie costrette a lasciare le abitazioni, a 100 milioni in favore delle piccole e medie imprese. «E potrei proseguire a lungo», chiosa la premier. «Anche sulla ricostruzione pubblica sono state destinate risorse ingenti. Lo stesso commissario Figliuolo ha più volte ribadito, rispondendo alle richieste dei sindaci, che gli oltre 2.500 interventi in somma urgenza censiti e che comportano una spesa pari a 413 milioni di euro verranno integralmente ristorati dal Governo». «Ribadisco - conclude la premier - che la prospettiva del Governo è quella del pieno risarcimento dei danni subiti anche dai privati. Tuttavia si rende necessario acquisire stime precise e dettagliate» che «non sono state ancora inviate alla struttura Commissariale da parte della Regione».

 

Un attacco a tutto campo al quale la replica di Bonaccini non si fa attendere. Il governatore ribadisce la richiesta di un incontro con Meloni e conferma «che al di là di quanto attivato da me insieme al Dipartimento nazionale di Protezione civile, nulla è arrivato in termini di indennizzi a famiglie e imprese colpite: certo, i due decreti hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare» né per le famiglie né per le imprese. Il governatore ribadisce «quanto i sindaci, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali stanno dicendo: la stragrande maggioranza delle imprese ad oggi non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie». Bonaccini, nella sua replica ricorda come «le risorse stanziate per la ricostruzione privata sono esigue, anzi, pressoché trascurabili». E quanto alla «ricostruzione pubblica, della cifra citata dalla presidente Meloni - gli oltre 400 milioni di euro per gli interventi di somma urgenza realizzati - nulla a oggi è arrivato nelle casse dei Comuni, che continuano a essere esposti, così come le imprese che hanno realizzato questi lavori e non vengono pagate».

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