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Salario minimo, “lavoriamo insieme”. Così Meloni spiazza la sinistra

Paolo Zappitelli
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Giorgia Meloni mette sul tavolo la sua proposta che spiazza la sinistra: sul salario minimo siamo su posizioni distanti, però diamo incarico al Cnel di lavorare su una soluzione che soddisfi i lavoratori e avvicini le parti per provare a trovare una soluzione. Metodo che trova l’approvazione del leader di Azione Carlo Calenda, un mezzo sì del leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, mentre Pd e Cinque Stelle si ostinano a dire no. Anzi, Elly Schlein e Giuseppe Conte rilanciano la raccolta di firme sulla loro proposta. Si chiude così l’incontro a palazzo Chigi tra il premier e i partiti delle opposizioni per trovare un accordo. Un’ora e mezza tutti riuniti attorno a un tavolo per ascoltare idee e repliche. Ma alla fine, come ipotizzato, l’accordo non c’è. Però almeno uno spiraglio sembra aprirsi. «Aspetteremo di poterci confrontare» su una proposta del governo, dice la segretaria del Pd «ma intanto andiamo avanti sulla nostra. C’è un forte consenso popolare, possiamo lanciare da oggi la raccolta firme che avevamo già annunciato». «Oggi non ci hanno tanto convinto delle perplessità - prosegue - Insisteremo, anzi rilanciamo, chiedendo ai cittadini e alle cittadine che sono a favore di una misura fondamentale di contrasto al lavoro povero di supportare questo progetto».

 

 

Giorgia Meloni difende la sua scelta. «Punto ad arrivare in tempo per la legge di bilancio, ma non vorrei solo che fosse semplicemente una proposta della maggioranza contrapposta a quella delle opposizioni - spiega davanti alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa volante in piazza Colonna alla fine dell’incontro -. Ci sono delle proposte della maggioranza su questa materia, una l’ha proposta FI. Ma non sarebbe stato un buon metodo di dialogo dire "sostituite la vostra proposta con la nostra...". Un buon metodo di dialogo è formulare una proposta che affronti complessivamente la materia». Il premier ribadisce che il tema del lavoro «povero» è una delle priorità del governo, che però è più convinto che in Italia occorre piuttosto proseguire sulla strada della contrattazione collettiva. Altrimenti si rischia di appiattire molti salari verso il basso. «Ho scelto di incontrare le opposizioni partendo dalla proposta specifica del salario minimo - spiega ancora - perché il tema del contrasto al lavoro povero ci interessa purché ci si comprenda sul fatto che si tratta di una materia ampia che va affrontata nella sua complessità». Quindi «palla» al Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro. «Ho proposto un confronto molto più ampio - continua - che coinvolga chi è costituzionalmente più attrezzato per fare questo lavoro, il Cnel, per terminare prima dell’avvio della legge di bilancio, in tempo per avere le coperture necessarie a prendere dei provvedimenti. Il lavoro povero non va risolto semplicemente tramite il salario minimo, ma siamo aperti al confronto su una materia ampia».

 

 

Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana abbozza un mezzo sì all’apertura del premier: «Giorgia Meloni ci ha detto che il tema è importante, che il governo vuole confrontarsi con le opposizioni sulla materia complessiva, naturalmente noi siamo disponibili al confronto anzi consideriamo questa disponibilità della presidente del consiglio un primo risultato dell’iniziativa convergente delle opposizioni, un successo, ed è il motivo per cui continueremo la nostra battaglia politica sulla nostra proposta di legge che è efficace, solida e utile». Più ottimista Carlo Calenda: «Siamo andati nel merito dei dubbi del governo. La proposta che ci ha fatto la presidente del consiglio comprende una visione più ampia rispetto al salario minimo dentro al quale non c’è un pregiudizio per discutere della proposta. Quello che abbiamo deciso di fare come opposizioni è continuare la nostra battaglia e al contempo non ci sottrarremo al dialogo».

 

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