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Salario minimo, Meloni contraria. Salvini: rischio crollo degli stipendi

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Posizioni distanti tra governo e opposizioni sul salario minimo. Nell’incontro a Palazzo Chigi, durato due ore, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la posizione di contrarietà all'introduzione della misura, motivandone le ragioni nel suo intervento di apertura. Poi hanno preso parola i leader delle opposizioni, che in ordine alfabetico hanno illustrato le loro proposte. Il centrosinistra vorrebbe un salario parametrato alla media dei contratti nazionali con la soglia minima a 9 euro. 

 

 

Meloni avrebbe criticato l'impianto della proposta, sulla falsariga di quanto spiegato giorni fa nella sua rubrica social "Gli appunti di Giorgia" e i leader avrebbero risposto alle obiezioni illustrando la loro proposta di legge. Questo è quanto si apprende sul faccia a faccia tra il premier e le opposizioni a Palazzo Chigi. L'incontro aveva come obiettivo quello di verificare se fosse possibile un accordo tra le parti per risolvere la questione dei salari bassi. Stando a quanto filtra, dopo l'intervento del Presidente del Consiglio e quelli dei leader delle opposizioni, la parola sarebbe passata agli altri componenti del governo, i due vice premier Matteo Salvini e Antonio Tajani e la ministra del Lavoro, Marina Calderone.

 

 

Il rischio è che con fissazione per legge di una quota a 9 euro, si abbassino gli stipendi all’80% dei lavoratori che oggi guadagnano di più: è quanto ha sottolineato Salvini, che ha partecipato in video collegamento. Va bene lavorare contro contratti pirata e sfruttamento - è stato il ragionamento del leader leghista -, ma col 90% dei lavoratori già coperti e tutelati da contratti nazionali, meglio concentrare gli sforzi su altro. E poi, commercianti e artigiani già in difficoltà rischierebbero di chiudere. Insomma - ha aggiunto -, come col reddito di cittadinanza si rischia di alimentare il lavoro nero. Io preferisco aprire cantiere e sbloccare opere, per creare lavoro stabile e ben pagato. Il Ponte sullo Stretto che Pd e 5Stelle avversano - ha rivendicato -, creerà 100.000 posti di lavoro fra Sicilia e Calabria, altro che reddito di cittadinanza o salario imposto per legge. 

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