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Riforma giustizia, parla il viceministra Sisto: "Ora basta ai processi politici"

Pierpaolo La Rosa
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Il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha rilasciato un'intervista a Il Tempo in merito ala riforma del Guardasigilli, Carlo Nordio, ha iniziato il suo percorso in commissione al Senato. Queste le sue parole: «È una riforma che Forza Italia ha da sempre caldeggiato e che parte con il piede giusto. Una riforma frutto di importanti riflessioni che hanno portato a scelte chiare, consapevoli, su cui ovviamente, dopo aver avuto l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, intendiamo andare fino in fondo. La logica della riforma è molto semplice, illuminata dai principi costituzionali, cerca di dare una risposta ai problemi reali, quotidiani della giustizia, ai cittadini, ai sindaci ed ai dirigenti della Pubblica amministrazione, a chi fa buona politica. È una riforma che cerca di evitare che finiscano nel tritacarne mediatico soggetti estranei al processo, che prova a restituire finalmente all’informazione di garanzia il ruolo di tutela del diritto di difesa e non di marchio color "rosso mediatico" che ti porti appresso praticamente a vita. Una riforma per una giustizia giusta, senza minimamente toccare i poteri della pubblica accusa nell’attività di indagine: da questo punto di vista, ogni illazione va respinta al mittente, e duramente».

Cosa prevede, dunque, il cronoprogramma della riforma della giustizia? 
«Quello di cui abbiamo parlato finora è il primo step della riforma. Poi ce n’è un secondo, che riguarderà temi altrettanto rilevanti come la prescrizione. Potrebbe esserci qualche altro intervento specifico sulle intercettazioni, sui delitti dei pubblici ufficiali contro la Pubblica amministrazione, sulla riforma della responsabilità medica, su cui c’è una instancabile commissione al lavoro». 

 

 

Si procederà, poi, con la separazione delle carriere?
«Si procederà con questa riforma costituzionale perché è nel nostro programma di governo, quello condiviso dai cittadini che ci hanno dato il consenso: saremo comunque attenti ai lavori in corso presso la commissione Affari costituzionali della Camera, dove si discutono ben quattro proposte di legge in merito. Nutriamo, come noto, massimo rispetto per le prerogative del Parlamento». 

Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non si tocca, almeno per ora? 
«Non è tempo di intervenire, l’argomento non è nel nostro cronoprogramma. Il ministro Nordio ha dato ad una domanda estemporanea una risposta corretta. Quello del concorso esterno in associazione mafiosa è un reato che non ha una genesi normativa, ma giurisprudenziale, e questa è una indubbia anomalia: ma, ribadisco, non è nel programma del ministero della Giustizia e del governo. Bisognerà, però, pensarci a tempo debito: sarà necessario garantire una fonte normativa al reato, senza in alcun modo sminuirne la capacità dissuasiva e l'ambito applicativo. Parliamoci chiaro: a mafia e terrorismo questo esecutivo non fa sconti». 

 

 

Sono possibili modifiche, in sede parlamentare, al reato di abuso d’ufficio?
«I lavori in commissione sono iniziati nel modo giusto, saranno previste audizioni alla ripresa dei lavori parlamentari, dal 4 di settembre in poi. C’è volontà di approfondimento da parte dei gruppi parlamentari a cui, da parte nostra, corrisponde una mancanza assoluta di resistenza. La riforma, per noi, è quella giusta, ma se le Camere dovessero pensarla diversamente, "braccia aperte", nessun problema. Le modifiche in sede parlamentare sono sintomo di una democrazia che funziona davvero». 

L’Associazione nazionale magistrati, con ogni probabilità, tornerà di nuovo alla carica contro la riforma. 
«Il diritto di critica è legittimo, ci mancherebbe: occorre solo distinguere, nettamente, i ruoli. È evidente che in base al dettato costituzionale, articolo 101, siamo di fronte ad una magistratura soggetta solo alla legge, autonoma ed indipendente. Tale autonomia ed indipendenza meritano rispetto, esattamente come quella del Parlamento che scrive le leggi. Il contraddittorio è fondamentale, ma quando la palla passa all'Aula parlamentare, non sono ammissibili ingerenze. Quella che un po’ di anni fa era un tentativo di interferenza reciproca tra politica e magistratura, oggi, in una fase più matura non ha motivo di esistere». 

Quando la riforma della giustizia sarà presumibilmente approvata in via definitiva? 
«C’è la sessione di bilancio da considerare, ma mi auguro si possa giungere al via libera definitivo entro il 2023. Ottimista? Sempre...».

 

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