Reddito di cittadinanza, Cina, Pnrr: Il governo rimedia ai danni dei 5Stelle
Lo stop al reddito di cittadinanza è solo l’ultimo tassello degli interventi del governo Meloni volti a far cambiare passo all’Italia dopo anni di «grillismo». La misura simbolo del governo Conte I decade per 169mila beneficiari che da agosto non percepiranno più il sussidio dal momento che sono considerati «occupabili», ossia idonei a cercarsi un lavoro. Ciò non significa chele famiglie bisognose, con componenti disabili o over 60 e considerate sotto la soglia di povertà per il fisco, non saranno aiutate. Sono due gli strumenti che saranno messi in campo: il «Supporto di formazione e lavoro» e l’«assegno di inclusione». Ricordiamo che il Reddito, da inizio 2019 ai primi tre mesi del 2023, è costato oltre 20 miliardi e, a differenza degli obiettivi iniziali, non ha fatto crescere l’occupazione. Ma, come detto, la «cura» al grillismo non finisce qui. Proprio ieri, all’indomani della visita del premier Meloni alla Casa Bianca, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato alla Stampa l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta, l’accordo commerciale con la Cina. Un’intesa voluta proprio da Conte quando era presidente del Consiglio, su cui si spese molto Luigi Di Maio. Crosetto lo definisce un «atto improvvisato e scellerato, fatto dal governo di Giuseppe Conte, che ha portato a un doppio risultato negativo.
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Il tema oggi è: tornare sui nostri passi senza danneggiare i rapporti. Perché è vero che la Cina è un competitor, ma è anche un partner. Non a caso la premier ha annunciato, e proprio dagli Usa, che andrà in Cina». Il ministro sottolinea che «dovremo venirne fuori senza produrre disastri.
Uno dei problemi di questo governo è risolvere in silenzio problemi surreali prodotti da altri governi. Dalla Cina al Superbonus, è stato il festival del dilettantismo. Senza dimenticare il Pnrr». E Meloni, in un’intervista alla Fox, spiega: «Si possono avere buone relazioni con la Cina anche senza la Via della Seta che è qualcosa che secondo me va discussa con il governo cinese, all’interno di quello italiano e nel parlamento. Prenderemo una decisione prima di dicembre».
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Tornando alle misure flop dell’era grillina, non possiamo non ricordare - come ha fatto anche Crosetto -il Superbonus. L’intento era encomiabile: aiutare gli italiani a riqualificare i loro immobili spingendo, al tempo stesso, la crescita dell’economia. Peccato che il Superbonus sia costato alle casse dello Stato oltre 70 miliardi di euro. Gli ecobonus, però, non sono finiti. Anzi. Sono stati appena inseriti nelle modifiche al Pnrr annunciate pochi giorni fa dal ministro Raffaele Fitto. Ci sarà, soprattutto, una nuova misura, meno costosa, riservata solo ad alcune fasce della popolazione. Si tratta di un’agevolazione per ristrutturare la propria abitazione. «Andrà in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni – viene spiegato nella sintesi del nuovo Pnrr – e si basa sulle consuete detrazioni fiscali, ma, a differenza del passato, con vincoli stringenti che le renderanno disponibili solo alle fasce a basso reddito».
A proposito del Piano nazionale di ripresa e resilienza occorre far notare come sia stata facilmente smentita la retorica secondo cui sarebbe stato impossibile, se non addirittura controproducente, cambiare il Piano voluto da Conte e poi messo in piedi da Draghi. Il Movimento 5 Stelle ha sempre sostenuto che l’Unione europea non avrebbe gradito. Tutt’altro: Ursula von der Leyen si è detta ben lieta di ricevere il nuovo piano modificato. Nel momento in cui ha sbloccato la terza rata e ha dato il benestare alle modifiche della quarta, la presidente della Commissione ha dichiarato: «L’Italia ha mostrato molti progressi nell’attuazione di riforme e investimenti cruciali inclusi nel suo piano di ripresa e resilienza. Riformare il sistema sanitario, giudiziario e fiscale. Investire nei servizi pubblici digitali e nel rendere il trasporto pubblico più sostenibile. Avanti tutta con l’Italia». Infine, c’è la commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione del Covid, che andrà a verificare la correttezza delle decisioni prese: dall’approvvigionamento di mascherine e vaccini fino al mancato aggiornamento del piano pandemico. Per Conte è «una farsa». Matteo Renzi, invece, ha spiegato così il suo voto favorevole: «Se vuoi trarre tesoro dagli errori e capire ciò che non ha funzionato fai proprio una commissione d’inchiesta».