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Scontro sul salario minimo, la maggioranza vuole il rinvio in Aula

Non sottoporre al voto in commissione l’emendamento soppressivo del progetto di legge sul salario minimo, andare in Aula e approvare - con il contributo delle opposizioni - una sospensiva per rinviare la discussione a settembre o di qualche mese. La proposta avanzata della maggioranza scrive un altro capitolo della saga sul salario minimo ma lo stallo resta. Pd e M5S respingono l’offerta: «nessun rinvio», dicono, parlando di una «presa in giro». Per la sorte del pdl presentato dalle opposizioni unite (con l’eccezione di Italia viva), i prossimi giorni saranno decisivi. Martedì 25 il primo round in commissione Lavoro della Camera, dove è all’esame l’emendamento soppressivo: se la maggioranza dovesse approvarlo, si andrebbe in aula giovedì (con un giorno di anticipo rispetto al previsto) con parere negativo della commissione e la partita sarebbe chiusa. L’altra possibilità la illustra il presidente della commissione Lavoro alla Camera e deputato di FdI, Walter Rizzetto: «Ho avanzato alle opposizioni una proposta che va verso il dialogo e il confronto: non votare nessun emendamento martedì e arrivare in Aula» senza relatore «per poi approvare una sospensiva alla proposta per approfondire ancora il dibattito». Un escamotage che porterebbe in Aula il testo base della minoranza, che però dovrebbe accettare di votare un rinvio dell’esame. Ma da M5S e Pd arriva l’altolà. «È un primo passo ma non abbastanza, soprattutto se accompagnato dalla volontà dilatoria di questa maggioranza: 4 milione di lavoratori attendono con urgenza una misura di civiltà per dare dignità al lavoro. Il Governo non può pensare di prenderli in giro dicendo che devono ancora studiare e approfondire. Salario minimo legale subito!», risponde il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, mentre il capogruppo dem in commissione, Arturo Scotto, assicura: «Non mi convince che si vada in Aula e poi si sospenda il lavoro sul salario minimo. Magari perché si perda nel porto delle nebbie delle divisioni della maggioranza. Per noi si può lavorare anche ad agosto. Non ci interessa alcun rinvio e non lo sosteniamo».

 

  

 

 

A questo punto - filtra da fonti parlamentari - l’ipotesi è che il centrodestra, pur non ritirando l’emendamento, possa evitare comunque di sottoporlo a votazione martedì in commissione, arrivare in Aula e approvarsi da solo la sospensiva come accaduto con il Mes. Sempre che non si riapra la porta al dialogo, come auspica il leader di Azione Carlo Calenda: «Il salario minimo è necessario», insiste e «io credo che su questo Meloni abbia tutto l’interesse a costruire un provvedimento. Quale provvedimento? Vedremo», dice, ribadendo l’invito al governo a «incontrarci prima dell’estate per capire che cosa vogliono fare. Ciò premesso, che si discuta. Se c’è un’apertura a ragionare sul salario minimo dobbiamo farlo con più ponderatezza, io non ho problemi. Basta che si arrivi al risultato presto». Più scettico, invece, appare ancora Conte: «Se ci sono contributi o emendamenti costruttivi li possiamo considerare ma altrimenti non accettiamo rinvii, bluff e meline», spiega, e «se ci sono proposte concrete certo che dialoghiamo, a noi interessa risolvere il problema e l’urgenza dei lavoratori». Quanto a un rinvio a settembre è categorico: «Ho presentato a inizio di legislatura una proposta. Ci stiamo confrontando in commissione Lavoro da mesi. Rinvio a settembre per cosa? Lo vogliono o non lo vogliono il salario minimo? Non lo devono dire a noi, ma a 4 milioni di lavoratori che sono alle prese con buste paga da fame».