come da copione
Patrick Zaki, Pd e sinistra se lo litigano per candidarlo alle europee: "Trattative"
Mentre Patrick Zaki rende merito al governo per averlo restituito ai propri familiari, il Partito Democratico e la sua segretaria Elly Schlein sognano un suo coinvolgimento alle europee del 2024. C’è riconoscenza nelle parole dello studente di origini egiziane cui pochi giorni fa è stata concessa la grazia dal presidente della Repubblica egiziana Abdel Fattah al-Sisi. Non si può negare che Giorgia Meloni abbia portato a casa un grande risultato, grazie al lavoro di diplomazia che ha coinvolto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “E’ il giorno più bello della mia vita. Ringrazio il governo italiano per tutto quello che ha fatto negli ultimi giorni, l’ho veramente apprezzato”. Poche parole, ma significative, perché profumano di libertà. Zaki era stato arrestato nel febbraio 2020 in aeroporto al Cairo con accuse di sedizione e diffusione di notizie false online costruite attorno a un articolo del 2019 in cui raccontava episodi di discriminazione contro i cristiani copti in Egitto.
Il retroscena riportato da Il Giornale parla di una sinistra molto determinata nel voler formare una ideale coppia iper-progressista e attentissima ai temi dei diritti umani e all’ecosostenibilità: candidare Patrick Zaki e Carola Rackete (che correrà per la sinistra tedesca) per dare l’assalto alle elezioni europee in programma nel 2024. In particolare, l’idea stuzzicherebbe non solo la segretaria del Pd, ma anche l’ala radicale di Fratoianni e Bonelli, così come il presidente della Cgil Maurizio Landini. Tuttavia uno scoglio da superare verso il raggiungimento di tale traguardo è rappresentato dalla mancanza di cittadinanza italiana dello studente, tornato nella sua Bologna proprio ieri. "La sinistra studia una mossa per coinvolgerlo nella sua battaglia politica. Il Pd l’ha già inserito tra gli ospiti delle Feste dell’Unità", si legge nel retroscena che spiega: "Il sogno di tutti però è la coppia Rackete-Zaki al Parlamento europeo a Bruxelles nel 2024. Regole permettendo, Zaki non ha la cittadinanza italiana. Le trattative sono ben avviate".
Ma se persino Elly Schlein ha esultato per il lavoro del governo, Rifondazione Comunista d’altro canto non ha perso l’occasione di cogliere l’appiglio del caso Zaki per prendersela con la maggioranza: “Un grande plauso a Patrick Zaki che, avendo rifiutato il volo di Stato e l'accompagnamento diplomatico, ci ha risparmiato l'ennesima passerella di Giorgia Meloni e del suo governo. Un atto di coerenza che gli fa onore due volte, perché si smarca da un'operazione meramente propagandistica costruita ad arte sulla sua vicenda. Basti pensare allo scarso lasso di tempo passato tra la notizia della sentenza e la decisione della grazia. Tutto casuale?” E poi ancora, il movimento di sinistra chiede giustizia per l’uccisione di Giulio Regeni: “Non si scambia la libertà di una persona detenuta ingiustamente con l'omertà su un nostro connazionale torturato e ucciso brutalmente dai servizi di sicurezza egiziani. Non è un mistero che il nostro Paese continui a fare affari d'oro con il governo egiziano che si è sempre rifiutato platealmente di collaborare con le nostre autorità per consegnare all’Italia i militari imputati per il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Il governo Meloni ha un solo modo di dimostrare che quello che diciamo non sia vero: farsi consegnare gli imputati per l'omicidio di Giulio Regeni o interrompere immediatamente le relazioni diplomatiche ed economiche con l’Egitto”.
Ci ha pensato direttamente Giorgia Meloni a rispondere alle critiche di Rifondazione Comunista, sentenziando che “il caso Regeni non è ancora una questione archiviata” e che lei sta lavorando a fari spenti “come fatto con Zaki, senza parlare con i giornalisti”.