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Landini sciopera contro una legge che non c'è, Salvini lo sotterra

Dario Martini
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Scioperare contro una legge che non c’è. Nello specifico, la manovra economica del governo. Ancora prima che siano definiti i contenuti e trovate le coperture, quando non è stata scritta nemmeno una riga. È la nuova frontiera della Cgil targata Maurizio Landini, il segretario battagliero per il quale ciò che conta è scendere in piazza. A prescindere. Tanto che il vicepremier Matteo Salvini la prende a ridere e imputa all’afa l’ultima uscita del leader del sindacato: «Landini convoca adesso per ottobre uno sciopero generale, contro una legge di bilancio che ancora non c’è. Contro l’Italia, contro lo sviluppo e la crescita, contro i lavoratori. Sarà il caldo...».

Tra l’altro, il segretario della Cgil annuncia la manifestazione di protesta per l’autunno proprio adesso che i lavoratori del settore pubblico si ritroveranno in busta paga l’aumento dovuto al taglio del cuneo fiscale operato dal governo. A partire da agosto. Una misura decisa con l’ormai noto decreto approvato il primo maggio. Un provvedimento che Landini non ha mai apprezzato, nonostante metta fino a 100 euro in più nelle tasche degli italiani con redditi sotto i 35mila euro. Come ha fatto sapere il ministero dell’Economia, il dl Lavoro Lavoro, convertito in legge il 3 luglio, prevede l’innalzamento del cuneo fiscale fino al 6% per le retribuzioni mensili lorde inferiori a 2.692 euro e fino al 7% per quelle inferiori a 1.923. I beneficiari del 6% sono circa 860.000 persone, mentre la platea interessata alla misura del 7% è di circa 335.000 dipendenti pubblici.

Una protesta, quella della Cgil, che stride se messa a confronto degli ultimi dati diffusi dall’Istat sull’occupazione. Numeri che non raffigurano una situazione così disastrosa come quella descritta da Landini. Nei primi quattro mesi del 2023 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 2.651.000, sostanzialmente stabili rispetto allo stesso periodo del 2022 (+0,7%). In flessione risultano quelle con contratti in somministrazione (-9%), a tempo indeterminato (-4%) e di apprendistato (-2%); per gli altri contratti si registra un aumento: tempo determinato +3%, lavoro intermittente +8%, stagionali +10%. Inoltre, le trasformazioni da tempo determinato nel corso del I quadrimestre del 2023 sono risultate 281.000, in netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+11%). Invece le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano in flessione (-17%). Le cessazioni nei primi quattro mesi del 2023 sono state 2.036.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3%).

Eppure, Landini ha messo nel mirino la manovra. Lo sciopero sarà «necessario farlo contro la legge di bilancio, faremo una consultazione straordinaria tra i lavoratori a settembre e non solo per chiedere se mobilitarsi e per capire come vogliamo farlo». Per il leader della Cgil, però, c’è anche un altro problema: il dialogo con il governo. Il problema non è l’assenza di confronto, ma il fatto che - sostiene Landini - «è finto». Insomma, quella dell’esecutivo sarebbe tutta una messinscena: «Io chiedo al governo che cominci a discutere con il sindacato, cosa che non sta facendo. Ci sono una serie di tavoli finti. Scenderemo in piazza anche per questo». Viene il dubbio se in questo ragionamento la parola «discutere» debba per forza coincidere con «condividere». La linea della Cgil non trova d’accordo tutti i sindacati. La Cisl, ad esempio, ritiene che compito del sindacato sia continuare il confronto, seppur con toni duri, ma senza salire anzitempo sulle barricate.

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