Emergenza clima, il governo teme per gli effetti della tropicalizzazione sull'economia
Il governo vuole corre ai ripari per attenuare i futuri danni del clima impazzito. «Gli effetti della tropicalizzazione del nostro clima stanno cambiando tutto, incidendo direttamente sull’economia. In una parte del Paese il lavoro si ferma per il caldo, in altre zone le piogge torrenziali provocano danni. Sono necessari interventi strutturali per invertire la situazione» l’intervento di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in un’intervista a La Repubblica.
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«L’unica risposta è un contributo alla diminuzione delle emissioni di Co2 a livello globale, accelerando la decarbonizzazione e mitigando il cambiamento climatico. C’è poi una questione di adattamento per limitare gli effetti e i danni degli eventi più estremi», spiega il ministro affermando che «quello che è successo in Emilia Romagna e in Veneto è un esempio. In 80-85 giorni piove lo stesso quantitativo di acqua che sino a pochi anni fa veniva registrato in 110-120 giorni. Non dobbiamo abituarci ai disastri. Lavoriamo sulle opere di mitigazione e adattamento, dalle aree di esondazioni dei fiumi alla gestione dell’acqua, prevenendo i rischi e rendendo meno gravi gli impatti. Le forti piogge, la grandine, le alluvioni, sono l’altra faccia della medaglia della siccità, su cui il governo è intervenuto nominando un commissario e istituendo una cabina di regia a Palazzo Chigi».
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«L’obiettivo - continua l’esponente del governo Meloni - è ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Traguardi più volte confermati. Però l’Europa o gli Stati Uniti non possono da soli risolvere il problema del cambiamento climatico. Serve un’azione globale, che coinvolga i Paesi in via di sviluppo». Pichetto Fratin rimarca che «non abbiamo mai rallentato nessuna azione dell’Europa a favore della decarbonizzazione. I fabbricati sono una delle fonti maggiori di emissioni. E noi agiremo, ma non in modo ideologico, rispettando il traguardo del 2050. L’Italia ha 31 milioni di fabbricati, 21 milioni in classe e, f, g. Con tutti i bonus abbiamo speso 110 miliardi intervenendo su 415 mila immobili. Come potremmo intervenire almeno sulla metà degli edifici, 10 milioni, entro il 2033 come sostiene una scelta elettorale della Commissione e del parlamento europeo?».
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