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Marina Berlusconi e Meloni smontano l'ultima invenzione della sinistra

Christian Campigli
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Panna montata in salsa progressista. L’ennesimo tentativo (fallito come al solito) di creare tensione all’interno del centrodestra. Di sollevare inesistenti polemiche e di porre l’accento su presunte divisioni tra le varie anime dei conservatori. Sono bastate due frasi lapidarie per spengere un incendio che, in realtà, non aveva mai attecchito. Per mettere i puntini sulle "i" e rimandare al mittente certe illazioni. «In questi giorni, gli organi di informazione hanno ampiamente parlato della mia lettera inviata al Giornale, la cui unica motivazione era quella di denunciare, innanzitutto come figlia, la persecuzione giudiziaria subita da mio padre e il tentativo di operare su di lui una vera e propria damnatio memoriae». Parole secche e precise, che non lasciano spazio alle interpretazioni, quelle pronunciate ieri da Marina Berlusconi. La presidente di Fininvest ha voluto sottolineare che «alcuni media, però, hanno voluto vedere dietro questa lettera intenzioni che non ho mai avuto, così come mi hanno incomprensibilmente attribuito reazioni che non ho mai provato di fronte a commenti del presidente Giorgia Meloni, per la quale nutro il massimo rispetto e la massima stima». Marina Berlusconi ha infine concluso che «così stanno le cose. Tutto il resto sono strumentalizzazioni fuori dalla realtà».

 

 

Sulla stessa linea anche il presidente del Consiglio. «Ma non c’è mai stato un caso», ha ribadito Giorgia Meloni, mettendo così una pietra tombale sull’inesistente caso con Marina Berlusconi. Le due donne ieri mattina si sono anche sentite telefonicamente. E hanno conversato in modo sereno e tranquillo. Perché la vicenda incriminata era nata davvero sul nulla. Alla lettera scritta dalla primogenita di Silvio Berlusconi era stata assegnato, dai soliti tromboni stonati della sinistra italiana, un significato politico, alla luce della riforma della giustizia targata Nordio, fortemente sostenuta da Forza Italia. Il presidente del Consiglio, mentre si trovava a Palermo nell’anniversario della morte di Paolo Borsellino, aveva semplicemente detto che «con tutto il rispetto, non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione».

 

 

Apriti cielo. Si era parlato di una spaccatura dentro il centrodestra, di tensioni tra Forza Italia e Fratelli d'Italia, di una riforma della giustizia da cancellare e riscrivere da zero. C’era persino chi, velatamente, aveva messo in dubbio la tenuta del governo stesso. Niente di tutto ciò era vero. Era solo la solita acida panna montata in salsa progressista.

 

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