Conferenza Internazionale
Migranti e sviluppo dell’Africa, il futuro si decide a Roma
La grazia che il presidente egiziano Al-Sisi ha concesso a Patrick Zaki è il risultato di un intenso lavoro diplomatico portato innanzi dall’Italia, che conferma il riacquisto di un ruolo sostanziale nell’area mediterranea. Un livello di protagonismo che probabilmente ci riporta agli anni precedenti le primavere arabe, quando l’interlocuzione virtuosa dei governi Berlusconi con l’area nord africana (dalla Libia di Gheddafi alla Tunisia di Ben Ali fino all’Egitto di Mubarak) portava conseguenze virtuose nel campo del contenimento flussi migratori e implementazione della politica energetica. Ora, con il ritorno del centrodestra alla guida del Paese, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni guarda a Sud, con la prospettiva di quel "piano Mattei" che unisce cooperazione a reciproche opportunità economiche. Perseguendo tra i principali obiettivi il contrasto ai flussi migratori irregolari. L’interventismo in Libia e in Algeria (Paesi con cui sono stati firmati degli accordi e che vedono, peraltro, le mire egemoniche di Russia e Turchia) e il ruolo da playmaker per l’impegno internazionale a salvataggio della Tunisia dal default rendono l’Italia, anche per la propria posizione geografia, l’affaccio politico dell’Europa verso l’Africa. E il governo Meloni, anche attraverso l’impegno del ministro degli Esteri Antonio Tajani, sta rivendicando questa funzione.
Proprio in virtù di questo, alla Farnesina, domani si terrà la prima "Conferenza internazionale su sviluppo e Migrazioni", organizzata su iniziativa del presidente del Consiglio italiano. Un’idea germogliata tre mesi fa, e attorno alla quale Antonio Tajani nel frattempo ha costruito le interlocutozioni necessarie. Arriveranno nella Capitale i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, oltre a rappresentanti di alcuni Paesi del Sahel e del Corno D’Africa, ma non solo. È una conferenza che coinvolge, ovviamente, i Paesi di primo approdo europei, oltre alle istituzioni comunitarie e quelle finanziarie internazionali. Dunque, fra gli europei, sono previsti in arrivo il neoriconfermato primo ministro greco, leader di centrodestra, Kyriakos Mitsotakis e i primi ministri di Malta e Cipro. La Spagna avrà un suo rappresentante, che non sarà Pedro Sanchez, proprio domani alle prese con la prova elettorale per il rinnovo del Parlamento. Invece ci saranno Ursula von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, e il presidente del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo Charles Michel. In arrivo anche rappresentanti degli organismi sovranazionale. Dal Fmi alla Fao all’Onu e al Fondo Arabo di Investimento. Ovviamente sarà a Roma il presidente tunisino Kais Saied, così come il primo ministro algerino Aymen Benabderrahmane e l’omologo egiziano Mostafa Madbouly e ancora il presidente del Consiglio presidenziale della Libia. Importante, poi, anche la presenza di rappresentanti di Mauritania e Niger. Attesi anche referenti dei Paesi del Golfo, tra i maggiori investitori mondiali in Africa. La Conferenza, peraltro, giunge in un momento particolarmente complesso, in cui il rifiuto della Russia a confermare l’accordo sulle partenze dei carichi di grano dall’Ucraina costruisce uno scenario molto complicato sull’approvvigionamento alimentare di molti Paesi africaLuglio Quando è stato sottoscritto il memorandum d’intesa tra Ue e Tunisia alla presenza di von der Leyen, Meloni e Rutte. Basti pensare che l’area del Corno d’Africa può sostentarsi grazie a quelle forniture che rappresentano una quota di gran lunga maggioritaria dell’apporto totale.
II tracciato dei propositi che la Conferenza vuole raggiungere viene definito da un lungo comunicato diffuso ieri. Quest’iniziativa mira a «dare avvio ad un percorso pluriennale, con impegni concreti e verificabili da parte degli Stati partecipanti sui temi dello sviluppo e delle migrazioni». Inoltre, «la Conferenza mira a governare il fenomeno migratorio, contrastare il traffico di esseri umani e promuovere lo sviluppo economico secondo un nuovo modello di collaborazione fra Stati, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene». Dunque un approccio con logica di sistema, a fronte di un continente che soffre arretratezze in termini infrastrutturali, gravato da gravi criticità nell’ambito dell’esclusione dei cittadini dai servizi essenziali e scolastici. Criticità per affrontare le quali è necessario giungere ad un efficace coordinamento degli investimenti. Tema che, infatti, sarà sul tavolo nella Conferenza.