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Pd, i parlamentari sono morosi per oltre 1 milione. E Schlein sguinzaglia gli avvocati

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Da un lato una robusta ‘spending review’ per eliminare gli «sprechi», dall’altro un’operazione di recupero crediti per ‘costringere’ i parlamentari morosi a rimettersi in regola con le quote. Questo il piano messo in campo dal Partito democratico per dare respiro ai suoi conti, come si legge nell’ultimo bilancio, relativo all’anno 2022, chiuso con un avanzo di 572mila euro «dopo aver effettuato ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti per un importo di euro 983.436». Nella relazione che accompagna il rendiconto, firmata dal tesoriere Michele Fina, si legge infatti che l’intenzione del partito è quella di «avere un controllo capillare sulle spese di qualsiasi natura. In particolare - spiega l’uomo dei conti dei dem - è stata nominata una commissione che si occupa della spending review al fine di individuare, alla luce di uno studio puntuale sui contratti attivi già effettuato, modalità per eliminare sprechi, razionalizzare la spesa e trovare soluzioni innovative che consentano contestualmente un miglioramento dei servizi». Ciò, prosegue Fina, «al fine non solo di una mera riduzione della spesa, che prevediamo possa essere significativa, ma anche per avere un controllo sulla stessa con un approccio orientato sempre alla sobrietà e all’assoluta serietà».

 

 

Sempre nell’ottica della «massima attenzione» alle spese, nella sua relazione Fina fa sapere che «si è attivata contestualmente un’azione di recupero dei crediti verso i parlamentari non in regola con gli adempimenti previsti dallo statuto» e rileva, inoltre, «che nella XIX legislatura si è provveduto a stipulare accordi con i neo eletti parlamentari che consentano versamenti regolari».

 

 

Nella nota integrativa, a pagina 8, viene indicata la cifra che gli eletti ‘morosi’ devono al Pd: 1 milione 164.736 euro. Una voce che «fa riferimento ai crediti complessivamente vantati dal partito sia nei confronti degli eletti dell’attuale legislatura, che di quelli della precedente». Nei confronti di questi ultimi il partito ha attivato «63 ricorsi» a fronte dei quali «sono stati emessi 56 decreti ingiuntivi». «Molti di questi casi - puntualizza il tesoriere Fina con l’Adnkronos - hanno a che fare con cifre di lieve entità. Ai parlamentari chiediamo i soldi arretrati, laddove non c’è risposta si parte con azioni di recupero tramite avvocati». L’ammontare dei crediti verso i parlamentari nel corso del 2022 è aumentato rispetto all’anno precedente di 349.412 euro: questo incremento, si legge nelle carte, «è dipeso principalmente dalla determinazione della quota una tantum per gli eletti per il sostenimento delle spese della campagna elettorale e la maggior parte delle relative somme è stata riscossa nell’esercizio 2023». I crediti sono stati opportunamente svalutati «per motivi prudenziali». Tempi duri per i parlamentari col nuovo corso di Elly Schlein.

 

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