il caso
Sallusti a valanga sul caso Facci. Con chi se la prende per la censura in Rai
“Noi siamo contrari alla censura, pratica odiosa e per di più spuntata in democrazia”. Inizia così l’editoriale di Alessandro Sallusti pubblicato su Libero. Bordate alla Rai dal direttore del quotidiano milanese sul caso - aperto e chiuso da viale Mazzini in pochi giorni – di Filippo Facci, giornalista reo di aver usato “una frase inopportuna” raccontando - proprio sulle pagine di Libero - “correttamente” la vicenda che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. Direttore che esordisce parlando di democrazia e censura: “Tutte le idee, anche le più sconvenienti, hanno diritto di circolare liberamente” ma la censura se “applicata a corrente alternata” non è più tale ma “arma politica, un’arma impropria”.
A cosa o chi si riferisce Sallusti? “Chi dice o scrive cose sconvenienti o scomposte su qualsiasi tema non può apparire sulla tv di Stato” perché “incompatibile con il codice etico di quell’azienda”: su questo “principio discutibile” Sallusti è d’accordo ma ecco il doppiopesismo di viale Mazzini. “Non risulta che la Rai abbia cancellato per la prossima stagione il programma che sarà affidato a Roberto Saviano” che non solo in passato ha dato “della “bastarda” al presidente del consiglio Giorgia Meloni – cosa per la quale c’è in piedi un processo per diffamazione” ma ha anche “rincarato la dose contro il ministro Matteo Salvini e l’intera maggioranza”. A cosa si riferisce Sallusti? Ricostruiamo i fatti. In un tweet lo scrittore napoletano ha attaccato Salvini ripostando un tweet polemico del ministro su Carola Rackete: “Che faccia tosta questo ministro della Mala Vita protetto dai suoi sodali in Parlamento...le bande parlamentari che lo difendono sono la forza delle sue menzogne...", aveva commentato il giornalista sul suo profilo social.
Frasi inopportune su frasi inopportune e, a questo punto, Sallusti va all’attacco: “o il codice deontologico della Rai ritiene corretto dare della bastarda al primo ministro, malavitoso a un importante ministro e definire “bande” i partiti di governo” - cioè “i suoi azionisti pro tempore”, sottolinea il direttore – “oppure significa che qualcuno, ma solo qualcuno, nel paese e nella televisione di Stato ha libertà di insulto e di politicamente scorretto in nome di una non specificata superiorità morale e culturale”. Come dicevamo: due pesi, due misure. Non specificata superiorità che, secondo Sallusti, è “una sorta di licenza poetica che vale per Saviano ma non per Facci” e chiosa il direttore “che vale per quelli di sinistra e non per chi la pensa diversamente”.