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Giustizia, Meloni rassicura Mattarella e arriva la firma sul ddl Nordio

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Al Quirinale, le "rassicurazioni" circa la necessità di "riflettere sui punti costituzionalmente controversi" del disegno di legge Nordio, sono arrivate. Sergio Mattarella firma così, a oltre un mese dall'approvazione in Consiglio dei ministri, l'autorizzazione per la trasmissione del testo alle Camere. Di abrogazione del reato di abuso di ufficio, ridimensionamento di quello di traffico di influenze illecite, misure cautelari e intercettazioni si occuperà ora il Senato. La presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno attende il provvedimento per valutare tempie calendario ma è ragionevole supporre che solo dopo la pausa estiva l'esame del ddl entrerà nel vivo.

 

 

A telecamere accese e taccuini aperti il centrodestra continua a difendere il provvedimento, ma i 'miglioramenti' - specie su abuso di ufficio e traffico di influenze illecite , capitoli finiti sotto la lente d'ingrandimento del Colle - sono già dati per assodati. "Il Parlamento è sovrano, arriveranno degli emendamenti dei relatori e si deciderà", è il refrain degli addetti ai lavori della maggioranza, che non tralasciano una dose di autoironia ribattezzando le probabili proposte di modifica come 'il pacchetto Quirinale'. Intanto, però, il centrodestra, con la complicità del Terzo Polo, boccia la proposta di direttiva Ue sulla corruzione, che - tra le altre cose - ribadisce che l’abuso d’ufficio è un reato fondamentale e non può essere cancellato. Lo stop, attraverso un parere contrario presentato dal relatore di Fratelli d’Italia,  Antonio Giordano, arriva in commissione Politiche Ue, con il voto a favore anche del Terzo Polo. Protestano Pd e M5S: "Incredibile il voto contrario della destra - accusa il dem Piero De Luca - lancia un segnale devastante di lassismo e indebolimento degli strumenti di contrasto alla criminalità in Italia e in Europa". "Una bocciatura clamorosa", fanno eco i pentastellati. Giordano si difende: "La proposta di direttiva europea contro la corruzione è in contrasto con il principio di sussidiarietà e di proporzionalità", taglia corto.

 

 

Intanto, da Palermo, nel 31esimo anniversario della strage di via D'Amelio, Giorgia Meloni prova a chiudere definitivamente le polemiche nate dopo le parole di Carlo Nordio sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. "Nordio ha risposto a una domanda, ma lui stesso ha detto da subito che non è previsto dal programma di governo e infatti non c'è - ribadisce - Che una risposta di un magistrato a domanda, diciamo che forse dovrebbe essere più politico in questo, diventi un fatto quanto un fatto non è" succede "quando si vuole fare polemica pretestuosa". Il Guardasigilli, interrogato nel corso del question time alla Camera, fa lo stesso e tenta di chiarire una volta per tutte. Il titolare di via Arenula ricorda di essere stato, da magistrato, nel mirino delle associazioni criminali: "Comprenderete quindi il mio sconcerto e il mio sdegno quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa", esordisce ricordando poi che della materia non c'è traccia nel programma di Governo. "Le mie considerazioni sulla necessità di una normativa ad hoc sul concorso esterno, miravano di conseguenza ad eliminare incertezze future, costruendo uno strumento anche più efficace di quello attuale", insiste auspicando a sua volta la fine delle polemiche.

 

 

Avanti, quindi, con le cose da fare in Parlamento. Con un occhio anche al richiamo arrivato dal Quirinale anche su decretazione d'urgenza e decreti omnibus. Del dossier Meloni ne parla con il presidente della Camera Lorenzo Fontana che, "in perfetta sintonia con il premier", ribadisce la necessità di rispettare le prerogative del Parlamento.

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