Giorgia Meloni annuncia la norma sulla criminalità organizzata
Lo scontro sulla riforma della giustizia tiene ancora banco nel dibattito politico, dopo i chiarimenti del premier Giorgia Meloni e dello stesso Guardasigilli, Carlo Nordio, sul fatto che non è al momento intenzione del governo modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sul tema giustizia Giorgia Meloni interviene anche in Consiglio dei ministri, annunciando che a breve «d’intesa con il ministro della Giustizia» sarà messa a punto «una norma di interpretazione autentica, che chiarisca una volta per tutte cosa debba intendersi per "reati di criminalità organizzata" e che eviti che gravi reati vadano impuniti per effetto dell’interpretazione di recente avanzata dalla Corte di Cassazione».
La premier, sottolineando l’importanza del tema sollevato e della soluzione proposta a 48 ore dalla commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo, ha spiegato che «la sentenza ha ad oggetto il regime delle intercettazioni ambientali, ma afferma principi di carattere generale. E principi del genere si prestano a provocare ricadute molto pesanti per il nostro sistema e per la pubblica sicurezza». La sentenza è la 34895 del 2022, precisa Meloni, che spiega: «Se fino a poco tempo fa l’interpretazione del concetto di criminalità organizzata era chiaro», questa sentenza «lo ha posto seriamente in dubbio. La Cassazione ha infatti affermato - cito testualmente - che possono "farsi rientrare nella nozione di delitti di "criminalità organizzata" solo fattispecie criminose associative, comuni e non", con la conseguenza che devono escludersi dal regime per essi previsti i reati di per sé non associativi, come un omicidio». «In altre parole - rimarca Meloni - un omicidio commesso avvalendosi di modalità mafiose o commesso al fine di agevolare un’associazione criminale non sarebbe un delitto di criminalità organizzata, secondo la Cassazione». «Appare evidente - conclude la premier - come questa decisione si presti a produrre effetti dirompenti su processi in corso per reati gravissimi». Mentre sul nodo del concorso esterno, anche il vicepremier, Antonio Tajani, si allinea alla posizione della presidente del Consiglio sottolineando che «non è una priorità», anche se, aggiunge, «in linea di diritto secondo me Nordio ha ragione: da un punto di vista giuridico le parole di Nordio non devono essere interpretate come parole che vanno nella direzione di un indebolimento della lotta alla mafia. Vanno nella direzione di un rafforzamento della lotta alla mafia».
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Fa rumore intanto una lettera di Marina Berlusconi pubblicata dal "Giornale", il quotidiano vicino alla famiglia, in cui la primogenita del Cav sottolinea: «Mio padre viene perseguitato anche dopo la morte da pm intoccabili». Un chiaro riferimento all’indagine della procura di Firenze sulle stragi del 1993. «Ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa, la Procura di Firenze, per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l’accusa più delirante, quella di mafiosità». «Fa bene a difendere la memoria di suo padre, mi pare veramente un accanimento - commenta Tajani - quello di dover tornare a dire sempre le stesse cose. Ricordo che nei gruppi parlamentari di FI ci sono 2 donne che sono figlie di vittime della mafia, che si chiamano Rita dalla Chiesa e Caterina Chinnici». «Credo che la procura di Firenze si debba vergognare», sono le dure parole del leader di Italia Viva, Matteo Renzi. «Pensare a Berlusconi ideatore di stragi vuol dire essere fuori dal mondo», chiosa il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, presentando il convegno organizzato dal partito della premier, dal titolo "Parlate di mafia" che si terrà venerdì 21 luglio a Palermo.