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Il Pnrr si può cambiare. La Ue fa saltare il tabù, sinistra smascherata

Edoardo Romagnoli
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Le modifiche al Pnrr si possono fare, nonostante tutte le polemiche di questi mesi. La conferma arriva dal Consiglio dell’Ecofin, Economia e finanze, che ha dato il via libera alla modifica dei piani nazionali di ripresa e resilienza di Francia, Malta, Slovacchia e Irlanda. Nei piani di Francia, Malta e Slovacchia sono stati inseriti i capitoli di RepowerEu. Il piano dell’Irlanda è stato aggiornato per richiedere l’adeguamento delle tempistiche per determinate misure. Secondo la valutazione della Commissione, le modifiche proposte dagli Stati membri non pregiudicano la pertinenza, l’efficacia, l’efficienza e la coerenza dei loro piani di ripresa e resilienza. Una buona notizia per il governo che, pochi giorni fa, aveva annunciato, tramite il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, di aver chiesto alla Commissione 10 modifiche su 27 obiettivi della quarta rata del Pnrr. Al momento tre Paesi hanno chiesto il pagamento della terza rata, Spagna, Italia e Grecia, e, ad oggi, nessun Paese ha chiesto il pagamento della quarta rata.

 

 

Per questo Fitto ha replicato alle critiche dell’opposizione domandando: «Se noi siamo in ritardo - ha dichiarato - gli altri Paesi come sono messi?». Il vicepresidente della commissione Europea Valdis Dombrovskis ha spiegato: «L’Italia ha presentato la richiesta di modificare una specifica serie di target legati alle misure previste per la quarta rata» del Pnrr «invocando l’articolo 21 del regolamento sul Recovery, che permette agli Stati membri di richiedere revisioni del Piano in casi limitati e ben definiti». Poi ha sottolineato «queste richieste non sono inusuali altri Stati membri hanno richiesto simili modifiche ai loro Pnrr». L’articolo 21 del regolamento Ue 2021/241, a cui si riferisce Dombrovskis, specifica che le modifiche devono essere giustificate da circostanze obiettive per cui non è più possibile realizzare i traguardi e gli obiettivi inizialmente previsti. Sarà poi la commissione a dover valutare i motivi addotti dal Paese membro. Ci sono dei vincoli, due sono fondamentali per non "travisare" le finalità del piano. Almeno il 37% della dotazione totale deve essere destinato a obiettivi di transizione ecologica e almeno il 20% alla transizione digitale.

 

 

La commissione ha fino a due mesi per valutare se, con i cambiamenti proposti ai target dell’Italia, il Pnrr rispetta ancora i criteri stabiliti dal regolamento sul Recovery. I tempi per l’approvazione sono lunghi anche perché il nostro piano è da 220 miliardi di euro, il più complesso di tutta l’Unione. Per capirne la portata basti pensare che la Spagna, che è il secondo Pnrr in Europa, è da "soli" 60 miliardi. Per questo l’Italia ha chiesto in anticipo le modifiche alla quarta rata in modo da creare «un percorso che ci consentirà nei prossimi giorni di chiedere il pagamento della quarta rata» ha detto Fitto. Per fare chiarezza è stato calendarizzato per mercoledì prossimo alle ore 14 presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera l’audizione del ministro Fitto da parte delle Commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato.

 

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