In tilt
Salvini lancia la pace fiscale e manda in tilt le opposizioni
È un punto qualificante del centrodestra, quello di un fisco che non sia più espressione di uno Stato predatore ma, al contrario, alleato dei cittadini e delle imprese. Qualche settimana fa, molte polemiche si generarono per la presa di posizione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che aveva stigmatizzato quella «caccia al gettito» spesso penalizzante per le piccole attività. Ieri, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di una «grande e definitiva pace fiscale». Lo ha detto a Matera, parlando a margine di una visita allo stabilimento Mermec Ferrosud. Questa iniziativa, ha sottolineato il ministro delle infrastrutture, sarebbe utile a «liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate». E ha aggiunto: «Gli evasori totali per me possono andare in galera e si può buttare via la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto». Parole che, ovviamente, hanno suscitato gli strali dell’opposizione.
«Salvini è un ministro, un uomo di governo, dunque delle istituzioni. Ma evidentemente per questa destra governare vuol dire inneggiare all’evasione, considerare l’agenzia delle entrate un nemico», punge Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato. Di «messaggi devastanti, frutto di una tossica subcultura di governo» parla il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Da alleanza Verdi e Sinistra attaccano a testa bassa. «Chi si preoccupa di cancellare il salario minimo, che come opposizioni avevamo proposto, dichiara immediatamente da che parte sta: con gli evasori e fa la guerra ai poveri», tuona Angelo Bonelli. «Per rispetto delle decine di milioni di italiani che pagano le tasse fino all'ultimo cent, i ministri della destra dovrebbero fare guerra ad evasori e furbi. E invece gli lisciano il pelo. Salvini, Meloni e Tajani preferiscono fare la guerra ai poveri», osserva il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Il costrutto della «guerra ai poveri» è sicuramente suggestivo ed è quasi fisiologico lo si dipinga da sinistra, ma al di là degli evasori totali (su cui nessuno nega il dovere di applicare la legge) i contenziosi con il fisco nascono anche dalla difficoltà di molti appartenenti alla classe media nel far fronte ad oneri che sono tanti e costosi.
Che il tema tasse sia centrale nel centrodestra, peraltro, lo conferma anche Antonio Tajani, che ieri ha ricevuto dal consiglio nazionale l’incarico di guidare Forza Italia fino al congresso: «Dobbiamo realizzare la flat tax entro la fine della legislatura, bene il lavoro che stiamo facendo sulla delega fiscale ma dobbiamo semplificare il quadro tributario», ha detto. E intanto, un primo passo verso un sistema più leggero è stato compiuto, con l’approvazione della delega la settimana scorsa alla Camera, e comincerà l’iter a Palazzo Madama martedì, in Commissione Finanze, dove per mercoledì è prevista la scadenza Luglio L’inizio dell’iter al Senato della delega fiscale già approvata dalla Camera per la presentazione degli emendamenti. Il provvedimento ha visto convergere, convoto favorevole, anche Italia Viva. Nel passaggio al Senato, ha annunciato l’altroieri il leader Matteo Renzi, «cercheremo di migliorarlo ancora. L'importante è che poi il governo provi davvero a ridurre le tasse». La riforma, peraltro, ha ottenuto il plauso anche di alcune categorie. Confprofessioni definisce il provvedimento «cucito su misura» delle esigenze del comparto. Sottolineando, poi, l’importanza di alcune misure: «Equità orizzontale, corsia preferenziale riservata ai giovani under 30 per l’accesso al mercato del lavoro e detassazione di straordinari, tredicesime e premi di produttività». Peraltro, un’altra innovazione normativa contenuta nella delega è quella che Alberto Gusmeroli, responsabile fisco della Lega ed autore dell’emendamento in merito, aveva spiegato sulle colonne de Il Tempo qualche giorno fa: si potrà rateizzare l’acconto delle tasse di novembre all’anno successivo e ridurre la ritenuta d’acconto peri lavoratori autonomi. «Per la prima volta in cinquant’anni – aveva detto - si potranno pagare le imposte, per metà, ad anno trascorso e reddito guadagnato». Un’iniziativa che non ha richiesto ulteriori coperture.