Salario minimo, la proposta di Schlein e Conte non passa: blitz del centrodestra
La maggioranza boccia il salario minimo. Con un emendamento soppressivo presentato in commissione Lavoro alla Camera, il centrodestra si prepara a dire no alla proposta di legge unitaria presentata dalle opposizioni (a eccezione di Italia viva) che punta a riconoscere una paga minima di 9 euro l’ora. Una mossa a cui, spiegano fonti del centrodestra, la maggioranza si è trovata «costretta» a ricorrere visto che «le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre».
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Le forze di governo preferiscono quindi «continuare nel lavoro avviato su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti - come il taglio del cuneo e il decreto lavoro - e quelli che tra qualche giorno arriveranno in Parlamento. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili», si assicura. «Non credo al salario minimo per legge perché io credo alla buona contrattazione collettiva e credo veramente nel valore delle parti sociali e soprattutto nel valore rappresentato dalla qualità delle relazioni industriali in Italia»: la titolare del Lavoro, Marina Elvira Calderone, riassume così la linea dell’esecutivo.
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Ma le opposizioni insorgono e accusano la premier Giorgia Meloni di dare così uno «schiaffo a 3 milioni di lavoratori poveri», affermano quasi all’unisono Elly Schlein e Giuseppe Conte. La battaglia proseguirà prima in Commissione, dove dalla prossima settimana inizieranno le votazioni sugli emendamenti, e poi in Aula. Sì perché anche se, alla luce dei numeri, Pd, M5s, Avs e Azione danno per scontata l’approvazione dell’emendamento soppressivo dell’intero testo sul salario minimo, trattandosi di una proposta in quota opposizioni il provvedimento andrà comunque in Aula (da calendario predisposto dalla capigruppo l’approdo è previsto il 28 luglio), ma con il no della commissione e un mandato ‘negativo’ al relatore a riferire in Assemblea. A quel punto, una volta avviato l’esame in Aula, le strade potrebbero essere diverse: la richiesta con successivo voto di rinvio in commissione, la presentazione di una questione sospensiva dell’esame e il successivo voto dell’Assemblea, o infine un nuovo emendamento soppressivo da ripresentare in Aula. Qualsiasi delle ipotesi prevalga, il destino della proposta di legge sul salario minimo appare ormai segnato.
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