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Forza Italia, “rilancio o tramonto”. Il partito si affida a Tajani, il bivio per il futuro

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“Domani non siamo chiamati a nominare il successore di Berlusconi, lui resta insostituibile”, dice a mezza bocca un big azzurro che domani al Consiglio nazionale di Forza Italia voterà Antonio Tajani presidente pro tempore del partito, l’unico nome in campo che mette d’accordo tutte le correnti, almeno per ora. All’hotel Parco di principi di Roma sono attesi 213 delegati: sarà ammesso nella sala per l’elezione del ‘reggente’ solo chi, per statuto, ha il diritto di voto ed è in regola con il tesseramento 2023, avrà cioè sborsato una quota che varia dai 10 ai mille euro se è un ‘eletto’. Nessuno lo dice apertis verbis ma questo appuntamento potrebbe segnare definitivamente la storia di un movimento nato dall’intuizione di Silvio Berlusconi e lanciato nel ‘94. 

 

 

FI è a un bivio: orfana del suo fondatore e leader, così come può rilanciarsi, potrebbe anche bruciarsi e avviarsi verso una parabola discendente senza un punto di ritorno. Per la prima volta dopo oltre vent’anni non ci sarà il ‘Dottore’, come veniva chiamato dai suoi più stretti collaboratori il presidente forzista, e la sua creatura politica deve trovare qualcuno che lo sostituisca. “Scomparso giusto un mese fa, la sua mancanza si fa sentire, eccome”, è il coro unanime. Ma, come dicono tanti azzurri (chi con più convinzione, chi con meno) bisogna pur andare avanti. O almeno provarci. Tajani, raccontano, ci crede: proverà a caricarsi sulle spalle il peso politico di una eredità pesantissima e domani già si comincerà a capire quanto ‘vale’ veramente la sua investitura. FI mette si impegna a mettere da parte ancora una volta le divisioni interne per compattarsi sull’attuale coordinatore nazionale, ma questo non significa che la guerra tra governisti e filoronzulliani sia finita. Meglio parlare di tregua armata. Non è escluso, infatti, che alla fine, spunterà un altro candidato alla presidenza del partito in occasione del Congresso nazionale, che dovrebbe tenersi prima delle europee. E allora sì, che per la prima volta, riferisce l’Adnkronos, gli azzurri potrebbero contarsi. 

 

 

Non a caso Giorgio Mulè la butta lì: “Cominciamo con Tajani, che in maniera naturale ricoprirà il ruolo di presidente fino al congresso, e vedremo se d’ora in avanti matureranno delle candidature, interne a Fi o di personaggi della società civile sui quali Berlusconi ha sempre puntato, che possano aiutarci a costruire questa via”. “Antonio è un pilastro di questo governo, anche grazie a lui, siamo un punto di riferimento fondamentale dell’esecutivo Meloni ed in Europa”, assicura il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, tajaniano doc. I lavori si apriranno alle 9.45 e si concluderanno alle ore 14 circa.

 

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