Calenda-Renzi, è gelo totale. Ma ora il nodo è la lista unica per le elezioni europee
Sempre insieme, eternamente divisi. La massima di Ladyhawke, il capolavoro fantasy di Richard Donner, calza a pennello sulla realtà kafkiana che stanno vivendo Matteo Renzi e Caro Calenda. Tra i due, non è un mistero, è calato il gelo. Polare. E non da oggi. Linea politiche divergenti, con Calenda che vorrebbe riavviare un dialogo col Pd (a patto che Elly Schlein estrometta dall'accordo Giuseppe Conte ed i Cinque Stelle) e Renzi che, sornione, osserva le evoluzioni all'interno di Forza Italia. E dell'intero centrodestra. L'apice di questo freddo siderale si è raggiunto sull'Affair Santanchè.
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"C'è una profonda differenza tra essere garantisti e sostenere che comportamenti gravemente inappropriati di un membro di governo debbano essere considerati irrilevanti fino a eventuale sentenza passata in giudicato - ha scritto il leader di Azione sul proprio profilo Twitter -. Alla luce di quanto accaduto oggi in Senato, la Ministra dovrebbe seriamente valutare di fare un passo indietro". Una posizione distante anni luce da quella di Italia Viva. “Qui siamo a fare politica, non chiediamo le sue dimissioni come voi avete fatto con noi. Noi diciamo che ogni valutazione sul prosieguo della sua esperienza di ministra è nelle mani sue e del presidente del Consiglio, che si assume la responsabilità politica. Se c'è dell'altro tragga le necessarie conclusioni. La decisione è tutta nelle sue mani", ha detto Enrico Borghi di Italia Viva, in Senato dopo l'informativa di Daniela Santanchè.
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Ma questo è solo l'ultimo episodio che pone un interrogativo importante: ha senso che i due partiti si presentino insieme alle elezioni europee? Sì e no. Sì, perché lo sbarramento del quattro per cento non è, al momento, irraggiungibile sia per Iv che per Azione, se si presenteranno separatamente. No, perché il rischio che gli elettori percepiscano un'unione basata solo sulla convenienza elettorale è concreta. E agiscano (ovvero votino) di conseguenza.
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